Prodotti caseari Puglia: Cia, aumenti irrisori agli allevatori

Sempre meglio l’export dei prodotti caseari pugliesi, ma il prezzo del latte alla stalla resta sempre a terra. Lo fa sapere Cia Puglia. Dall’autunno del 2021 si è allargata ulteriormente la forbice tra chi guadagna tanto e chi non riesce a coprire i costi di produzione. Lo scorso mese di novembre, al supermercato, un litro di latte fresco di buona qualità costava 1,65 euro, ora è ancora aumentato e tocca anche 1,80 euro; lo stesso latte, nell’autunno scorso, veniva pagato al produttore 40 centesimi e oggi siamo a 41. Un aumento che sa di beffa.

Sono dunque lettera morta gli accordo raggiunti in Puglia e a livello nazionale. Nell’area metropolitana di Bari, gli allevatori si trovano tra prezzi troppo bassi riconosciuti al latte alla stalla e costi insostenibili su mangimi, energia elettrica, materie prime e carburante. La stessa situazione si trova nella Murgia tarantina e nel Brindisino. Di questo passo, molte stalle verranno chiuse o gli investimenti si contrarranno comunque fortemente. Sul Gargano, dove troviamo il maggior numero di allevamento bovini nel Foggiano e nella provincia di Bat le cose non vanno meglio. Senza il latte, manca la burrata, così come il caciocavallo e la mozzarella, la filiera insomma si ferma. Infine, c’è il Salento: è stretto tra i rincari, i prezzi bassi alla stalla e ulteriori difficoltà come la siccità ed eventi climatici estremi.

“La situazione è pressoché la medesima in ciascun territorio della Puglia da cui ci arrivano giornalmente segnalazioni di difficoltà crescenti e drammatiche”, ha dichiarato Raffaele Carrabba, presidente regionale di Cia Agricoltori Italiani della Puglia, l’organizzazione sindacale degli agricoltori che da anni sta lavorando all’aggregazione delle imprese agricole e zootecniche per rafforzarne il potere contrattuale, l’implementazione di filiere complete che accresce il valore aggiunto, l’internazionalizzazione delle aziende. “L’aumento di uno o due centesimi riconosciuto ai produttori è stato ampiamente fagocitato dai rincari molto più consistenti di energia elettrica, gasolio, mangimi, concimi e materie prime. Per andare oltre la sopravvivenza stentata e scongiurare il rischio chiusura, bisogna aiutare le imprese agricole a essere davvero le principali protagoniste di una svolta. I livelli istituzionali, però, devono darci una mano, altrimenti l’impoverimento economico e occupazionale rischia di trasformare la Puglia in un deserto”, ha concluso Carrabba.

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