Xylella: Fai Cisl, in Puglia meno braccianti

“Il batterio Xylella è insediato in buona parte del Sud della Puglia e ha già fatto la sua comparsa nella provincia di Bari, tanti braccianti sono senza reddito da anni, solo nell’ultimo anno nel leccese risultano mille iscritti in meno nelle liste degli operai agricoli. Nonostante le diverse competenze e gli strumenti messi in campo negli ultimi tempi per la lotta al batterio, coordinata dalla Regione Puglia, occorre un impegno maggiore da parte di tutti per uscire da questo stato di grave crisi”. Lo fa sapere il segretario generale della Fai Cisl di Lecce, Luigi Visconti, durante il convegno su contrattazione, ambiente e lavoro, con la partecipazione dei lavoratori del settore agroalimentare, dei dirigenti di Fai e Cisl, degli assessori regionali Donato Pentassuglia e Anna Grazie Maraschio, del senatore Dario Stefano.

“La grande parcellizzazione dei terreni e la estrema sfiducia in un futuro verde – ha aggiunto Visconti – contribuiscono ad uno stato di incuria non giustificabile, serve un concreto coinvolgimento di tutti gli attori protagonisti del mondo agricolo, Regione, Comuni, mondo della ricerca, associazioni di rappresentanza, e bisogna accelerare sulle misure del Psr e sul Piano straordinario per la rigenerazione olivicola”.

Durante l’incontro si approfondito il tema del Pnrr: “Nel Salento, come purtroppo accaduto anche in altri territori – ha detto la segretaria generale della Cisl Lecce, Ada Chirizzi – i progetti presentati per mettere a frutto i fondi del Pnrr sono stati bocciati, è un fatto grave che rischia di impattare negativamente sul lavoro e il territorio, non possiamo concederci altri passi falsi”. Dario Stefano ha aggiunto che il Pnrr è un piano approvato a livello europeo per investire su settori precisi, come la transizione ecologica e digitale, dunque non può essere un’aspirina per tutti i mali: “Il vero tema è l’approccio metodologico: non servono micro ma macro interventi infrastrutturali per colmare i tanti gap, specialmente del Mezzogiorno, messi in evidenza dalla pandemia. Per questo – ha detto Stefano – siamo richiamati tutti a una grande responsabilità per spendere quelle risorse con qualità e rispettando gli ambiti concordati con l’Europa. Per il resto, il Mezzogiorno deve saper guardare oltre i 220 milioni del Pnrr. Ci sono infatti anche 213 milioni contenuti in tanti altri capitoli di finanziamento, come il fondo di sviluppo e coesione, da spendere entro il 2027, e anche quelle risorse dobbiamo saper rendere conto di come vengono utilizzate rispettando precisi tempi di attuazione”.

A chiusura dell’incontro c’è stato l’intervento del segretario generale della Fai Cisl nazionale, Onofrio Rota: “L’Italia è incapace di fare sistema, un limite per tanti territori che non riescono a valorizzare il lavoro agroalimentare nonostante eccellenze e tipicità riconosciute in tutto il mondo”.

“Oggi – ha detto il sindacalista – è divenuto centrale il tema della transizione ecologica, eppure molti consorzi di bonifica, che sono rimasti l’ultimo baluardo di gestione dell’acqua e di prevenzione del dissesto idrogeologico, vivono criticità inaccettabili, specialmente al Sud, con lavoratori e lavoratrici che operano in condizioni di perenne precarietà, una situazione che va sanata con azioni concertate nel quadro di un ampio patto sociale non più rinviabile, se veramente vogliamo dare avvio a una ripartenza che sia partecipata ed equa. Altro che carrozzoni inutili, come vorrebbe un certo stereotipo ancora diffuso nella nostra politica: il lavoro dei consorzi di bonifica sarà sempre più rilevante per lo sviluppo del Paese, la crescita della green economy, le opportunità offerte dai green job, la cura del territorio”.

Exit mobile version