Industria nelle Marche, vola la cassa integrazione: Cgil lancia l’allarme

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La cassa integrazione nell’industria (ordinaria, straordinaria e in deroga) vola a 4,3 milioni di ore, mentre il ricorso a FIS e altri fondi arriva a circa 68 mila ore. Sono dati preoccupanti, relativi al primo trimestre 2024 nelle Marche, elaborati da Ires Cgil su fonte Inps.

“Il settore rischia il tracollo ma la politica regionale resta inerte, sono necessari interventi immediati”, è l’appello di Eleonora Fontana, segretaria regionale Cgil Marche alla Regione.

Rispetto al primo trimestre dell’anno precedente, nelle Marche la CIG registra un aumento di 800mila ore (+22,6%). La tendenza risulta essere più accentuata rispetto al valore medio italiano (+8,6%) e opposta a quella del Centro Italia nel complesso (-17,9%)1.

“Avevamo già previsto a inizio anno che la tendenza era quella di un aumento delle ore di CIG nell’industria – dichiara Fontana – ; non si può  tollerare l’inerzia della politica regionale che non prevede un piano per le politiche industriali capace di invertire questa tendenza e rilanciare l’economia. Chiediamo alla Regione quelle azioni necessarie per tutelare la sopravvivenza del sistema delle imprese del nostro territorio, che garantirebbe quella ripresa occupazionale auspicata”.

Le ore complessivamente autorizzate di CIG sono state 1,2 milioni nella provincia di Ancona, 1,2 milioni nelle province di Ascoli Piceno e Fermo, 1,3 milioni nella provincia di Pesaro Urbino e 596 mila in quella di Macerata.

Osservando i dati relativi alla distribuzione delle ore nei singoli rami di attività corrispondenti alle diverse gestioni INPS della Cassa Integrazione Guadagni, l’industria assorbe la maggior parte delle ore autorizzate (4,2 milioni). Le ore registrate nel terziario sono 38 mila, mentre nell’edilizia sono 93 mila.

L’aumento delle ore di CIG rispetto allo stesso periodo del 2023 è totalmente imputabile al ramo dell’industria, il quale registra un saldo di +1 milione di ore. Al suo interno, i comparti ad osservare un incremento sono la meccanica (+34%), pelli-cuoio-calzature (+132,9%) e tessile-abbigliamento (+144%). Diminuisce, invece, il ricorso alla CIG nel legno, nella chimica-gomma-plastica, nella carta-stampa-editoria e nei trasporti-comunicazioni.

Per ciò che concerne il terziario, in termini assoluti il calo della CIG è sostanzialmente ascrivibile al comparto degli studi professionali, vigilanza e case di cura (-65mila ore).

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