Consumi: Confesercenti, ripresa condizionata da aumento prezzi

La ripartenza dell’Italia passa dalle riaperture e dal turismo. Così, nel trimestre estivo, il Pil è risalito, ma ora che entriamo nelle stagioni più fredde la ripresa dei consumi sembra ostacolata dall’incertezza e dall’aumento dei prezzi. Secondo l’Istat, tra luglio e settembre abbiamo avuto un +2,6 per cento congiunturale e un +3,8 per cento rispetto all’anno scorso. Nel trimestre precedente il Pil era cresciuto del 2,7 per cento.

I dati arrivano all’Ufficio economico di Confesercenti. I risultati degli ultimi trimestri sono migliori rispetto alle attese di inizio anno, ma è anche normale visto che sono arrivate le riaperture e sono diminuite le misure di restrizione, in modo più veloce del previsto. Sono ripartite ristorazione, alberghi e spettacoli, che erano state particolarmente penalizzate dalle chiusure. Resta ancora un forte gap da colmare sia per i consumi di servizi sia per i beni semi durevoli. Prevale la prudenza nelle famiglie, che risparmiano maggiormente rispetto a prima della pandemia.

Poi ci sono gli aumenti dei prezzi, come l’energia che a ottobre presenta una variazione del +3 per cento sull’anno. Secondo Confesercenti, l’aumento dell’inflazione potrebbe costare all’economia italiano un miliardo di euro di mancata spesa da parte delle famiglie. Per ripartire in modo completo, bisogna valutare l’andamento dell’emergenza sanitaria. Ma non solo: serve investire risorse, a cominciare da quelle per il taglio delle tasse.

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