Riso: produzione in calo, ma qualità salva

È tempo di raccolta del riso. Le prime trebbiature sono partite, anche se in ritardo perché, a causa delle semine tardive e delle basse temperature primaverili, le colture hanno rallentato la crescita, spostando tutto più avanti nel tempo.

Coldiretti prevede un calo del 10% della produzione nazionale per le anomalie climatiche che hanno colpito le risaie, ma nonostante le bombe d’acqua e le grandinate alternate al caldo e alla siccità in estate, la qualità sembra essere salva, secondo quanto emerge da un’analisi di Coldiretti divulgata in occasione dell’inizio della campagna risicola.

In Italia quest’anno sono coltivati a riso 226.800 ettari e “il 90% del riso italiano – precisa Coldiretti – si coltiva nel triangolo tra Pavia, Vercelli e Novara, ma la coltivazione è presente in misura significativa anche in Veneto, Emilia Romagna e Sardegna”.

“In provincia di Pavia si concentra oltre il 35% delle risaie italiane, con circa 1.500 aziende agricole attive in questo settore” afferma Coldiretti Pavia, evidenziando inoltre che “la trebbiatura inizia quest’anno anche con l’incognita dei prezzi”.

“Oggi i magazzini sono vuoti e le scorte di prodotto sono esaurite, a differenza delle scorse campagne”, spiega Stefano Greppi, risicoltore di Rosasco (Pv) e presidente di Coldiretti Pavia, sottolineando che “tutto questo, insieme anche alla riduzione della produzione, ci fa sperare di riuscire a ottenere prezzi adeguati ai costi di produzione e che permettano il giusto utile alle aziende agricole”.

“Coldiretti lo dice da tempo: per garantire il giusto reddito a tutte le parti coinvolte sono necessari contratti di filiera, che permettano prezzi sicuri nel tempo e che consentano agli agricoltori di fare progetti per il futuro”, afferma Greppi.

Anche per quanto riguarda le produzioni in Piemonte si prevede un calo in linea con quanto rilevato a livello nazionale, di circa il 10%. Le cause sono da ricercarsi nelle anomalie climatiche che hanno colpito le risaie, in particolare le grandinate tardive e le temperature fredde del mese di luglio. Le prospettive di resa sono comunque buone.

“La partenza è stata ritardata di 15 giorni abbondanti sui nostri territori in quanto il fattore climatico ha particolarmente influito sul taglio quest’anno. Oltre al clima, per quanto riguarda la produzione, si aggiungono le malattie fungine, come il brusone, che rappresentano sempre una minaccia per la nostra risicoltura. Pur essendo ancora prematuro, si prospetta una buona resa ricordando che in Piemonte si concentra la maggior parte della produzione di riso essendo il Piemonte la prima regione in Europa con 8 milioni di quintali, circa 1.900 aziende per un totale di 117mila ettari”, ha detto Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo.

Anche i tecnici di Cia Alessandria segnalano la partenza ritardata della raccolta del riso e si tratta, si legge nella nota, del secondo anno. Le semine tardive e le temperature fredde hanno spostato in avanti tutto il ciclo vegetativo del riso, che ora sta continuando a vegetare per le temperature calde di questo inizio autunno anomalo.

Anche per le forti grandinate che si sono verificate in tutti gli areali coltivati, sulla base delle liquidazioni assicurative, si stima un calo produttivo generale di un milione di quintali di riso. “Sul mercato non ci sono ancora grosse quantità di riso commercializzate, non sono ancora state trebbiate e non è possibile fare previsioni precise – scrive Cia Alessandria – I pochi agricoltori che hanno trebbiato sono però soddisfatti, pare che il prodotto sia buono”.

Marco Deambrogio, risicoltore a Terranova e presidente zonale Cia Casale Monferrato, spiega: “Le varietà  i riso più comuni sul nostro territorio sono per il mercato da interno: Carnaroli, Arborio, Baldo, Roma e Sant’Andrea. Poi ci sono i Tondi, per i risi soffiati e il sushi, il Lungo B che è il riso Indica asiatico. Quest’anno ci sono stati alcuni cambiamenti sulle varietà di semina, secondo le statistiche si è verificata una flessione del 15% dei risi Tondi, un incremento dei Lungo B (gli Indica) del 18%, per i risi medi un calo del 25%, e un incremento del 5% dei Carnaroli”.

“Nonostante una richiesta di mercato equilibrata, ci sono difficoltà nelle importazioni a causa dei costi elevati: il Lungo B, la varietà più coltivata, ha un prezzo di mercato al taglio superiore di 5 euro sull’anno scorso (ad oggi sono 35 euro/quintale contro i 30 dello scorso anno). Abbiamo notizie sui risi delle Americhe, in calo di produzione a causa della siccità, ma non dovrebbero influire sul mercato italiano, mentre alcune ripercussioni le porteranno a livello europeo. Per quanto riguarda la qualità dei pochi campioni disponibili sul mercato, possiamo già dire che è buona”.

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