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Sigarette elettroniche: Eurispes, in Italia in aumento i consumatori Nel nostro Paese, però, la legislazione non è 'amica' dei prodotti che fanno meno male di quelli a base di tabacco tradizionale

di Alessandro Pignatelli
24/09/2021
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L’Eurispes da anni studia il ruolo dei nuovi strumenti che superano la combustione, causa di molte patologie. In molti Paesi, a imporsi come nuovo strumento è la sigaretta elettronica. Ci sono numerose ricerche, firmate Eurispes, sulla riduzione del rischio passando dal fumo tradizionale ai Psc (Prodotti senza combustione), segnalando l’opportunità – come già avviene in numerosi Paesi vicini – anche in Italia che le autorità sanitarie prendano seriamente in considerazione il ruolo del Psc nella logica della sanità pubblica. Cosa che non sta avvenendo (lavori preparatori all’imminente Cop 9 – Conferenza delle Parti – sul tabacco, prevista per novembre, in cui si considerano allo stesso livello di pericolosità i prodotti del tabacco e i nuovi prodotti).

Sono tanti gli studi internazionali indipendenti che ci dicono come il rischio dei nuovi strumenti sia ridotto di più del 90 per cento. Tanto è vero che si va consolidando la fascia dei consumatori della sigaretta elettronica che vedono concretamente migliorare lo stato di salute fisica passando dal tabacco combusto ai nuovi strumenti. Siamo dunque in presenza di un mercato in decisa salute, in crescita, per i Psc, ma la regolamentazione dei prodotti del tabacco a essi applicata limita la possibilità di comunicare ai fumatori adulti l’opportunità di passare a prodotti meno rischiosi per la salute o di usare la sigaretta elettronica nella fase in cui si sta mettendo di fumare tabacco. In Italia, poi, si stanno applicando forti aumenti delle accise ai Psc, avvicinandole pericolosamente a quelle applicate al tabacco. Vengono così penalizzate anche molte piccole e medie imprese che negli ultimi dieci anni si sono sviluppate producendo la sigaretta elettronica.

L’Eurispes ha avviato una ricerca sul consumo dell’e-cigarette nei Paesi Ue, con particolare riferimento all’occupazione nella filiera della produzione e della vendita di liquidi. In Italia, il numero di consumatori stabili di tabacco è purtroppo stabile, a cavallo del 2010 la diminuzione si è infatti fermata e oggi ci sono 11,5 milioni di cittadini che consumano tabacco, il 23 per cento della popolazione adulta. Le morti annue per malattie tabacco-correlate sono tra le 80 e le 90 mila. I costi sanitari per assistere chi si ammala ammontano a 9 miliardi annui.

In crescita i fruitori della sigaretta elettronica: nel 2020 erano 1.300.000, l’11,3 per cento della popolazione di fumatori tradizionali. Per il 2021 è segnalata ancora una crescita, il che porta l’Italia in una posizione di media classifica rispetto agli altri Paesi Europei. In Gran Bretagna e Irlanda la percentuale sfiora il 50 per cento, in Francia siamo intorno al 30 per cento. Nel 2020, il valore del mercato italiano dell’e-cigarette ha superato i 480 milioni di euro, con forti aspettative di crescita considerando che in Francia siamo oltre i 950 milioni.

In questa filiera, sempre nel nostro Paese, sono impiegate 13.700 persone, a cui si devono aggiungere i lavoratori dell’indotto. Nel retail ci sono 2.200 negozi specializzati nella vendita esclusiva dei prodotti della sigaretta elettronica, acquistabili inoltre nelle 54 mila rivendite di tabacco e anche in molte farmacie. Tanti sono gli occupati nelle aziende di produzione, in quelle di import-export dei liquidi e nella gestione di portali e siti di vendita online. La filiera di produzione è costituita da un centinaio di aziende, quasi sempre piccole e medie costituite ad hoc.

Puntare solo alla cessazione del fumo, con unico strumento a supporto l’accesso a centri anti fumo, finora non ha pagato. Sono meno di 10 mila gli accessi annui ai centri anti fumo. I fumatori, tra l’altro, nel 78,7 per cento dei casi negano la possibilità di qualsiasi percorso di cessazione: il 30,5 per cento dice che dovrebbe smettere, ma non vuole farlo, il 26,3 per cento che dovrebbe, ma ritiene di non riuscirci, il 21,9 per cento di non avere alcuna intenzione di smettere di fumare sigarette. Il 74,1 per cento dei fumatori sostiene che se fosse fornita scientificamente la prova che esistono prodotti meno dannosi per la salute rispetto ai tradizionali vorrebbe essere informato.

Tags: CDEARTICLEEurispesFumatoriSigarette elettronicheTabacco
Alessandro Pignatelli

Alessandro Pignatelli

Giornalista professionista e scrittore, amante della carta stampata come del mondo digitale. Ho lavorato per agenzie stampa e siti internet, imparando nel mio percorso professionale a essere tempestivo, preciso, ma anche ad approfondire con vere e proprie inchieste. Con i new media e i social, ho inserito nel mio curriculum anche concetti come SEO, keyword, motori di ricerca, posizionamento.

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