La vendemmia della ripartenza

L’hanno ribattezzata la ‘vendemmia della ripartenza’ dopo il 2020 della pandemia e delle restrizioni sanitarie. La produzione, in questo 2021, è in calo a causa delle gelate primaverili e di un’estate torrida. Ma la qualità è di buon livello grazie all’adattamento delle vigne. Ecco perché questo può essere il trampolino di lancio per la ripresa.

Ernesto Abbona, presidente dell’Unione Italiana Vini, commenta: “Quest’anno l’evento delle previsioni assume un valore ancora più significativo perché sarebbe molto bello e realizzerebbe un nostro desiderio che segnasse il punto di svolta tra il difficile biennio della pandemia e un domani ancora tutto in parte da reinventare. Un’altra annata climaticamente bizzarra, con un andamento meteorologico che non sempre ci ha aiutato, ma l’eccellenza in vigna continua a farla l’esperienza, la professionalità e l’impegno dei viticoltori . Questa che potremmo chiamare la vendemmia del rilancio si presenta in un quadro positivo: quantitativi contenuti, che però ci consentono di mantenere il podio mondiale della quantità produttiva, e una qualità tra il buono e l’eccellente, che ci aiuta a proseguire il nostro entusiasmante sviluppo sui mercati internazionali per migliorare ancora le posizioni che avevamo conquistato nel 2019 prima degli stop per la pandemia”.

Prosegue Abbona: “Anche dai mercati, sia a livello globale sia nazionale, arrivano segnali incoraggianti. Dati positivi che devono spronarci a fare ancora di più e meglio perché nei prossimi mesi ci troveremo davanti alla sfida di verificare sul mercato la possibilità di trasferire, almeno in parte, il fisiologico rialzo dei prezzi del vino legati a una raccolta più scarsa rispetto allo scorso anno e di qualità ottima, e un aumento sensibile degli oneri economici dovuti alla crisi dei trasporti e all’aumento delle materie prime che il nostro settore sta soffrendo molto. Il Paese deve muoversi unito sotto un’unica regia, come diciamo da tempo, e il ministero delle Politiche agricole su questo tema deve giocare un ruolo da protagonista, a iniziare dai fondi per la promozione. Sul tema però chiediamo inclusività e coinvolgimento delle imprese nella definizione delle azioni da intraprendere, dei mercati da privilegiare, degli strumenti di comunicazione da utilizzare. Infine vorremmo sollecitare il ministro Stefano Patuanelli rispetto all’approvazione del Decreto sullo standard unico di sostenibilità nel vino e il relativo logo, procedimento che doveva concludersi entro il mese di settembre, come lo stesso ministro aveva assicurato all’Assemblea Generale di Unione Italiana Vini dello scorso 6 luglio”.

“Il settore vitivinicolo chiede a gran voce questa opportunità, che consentirebbe all’Italia di beneficiare, nei prossimi anni, di un vantaggio competitivo rispetto agli altri Paesi rispondendo alle aspettative dei consumatori”.

Il report delle previsioni 2021, per il terzo anno consecutivo, vede la collaborazione tra Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini. La produzione nazionale di vino, si stima, sarà di 44,5 milioni di ettolitri, in calo del 9 per cento rispetto ai 49 milioni del 2020 (dato Agea sulla base delle dichiarazioni di produzione). La forbice entro la quale oscilla questo risultato è un minimo di 43,7 e un massimo di 45,3 milioni di ettolitri. Se a Nordovest si stimano flessioni del 10% in Piemonte e Liguria, in Lombardia saremo al -20%. La Valle d’Aosta contiene i danni. Riduzioni meno corpose in Veneto e Friuli Venezia Giulia (-7%), -10% in Trentino Alto Adige e -15% in Emilia Romagna. In Toscana si perde il 25%, in Umbria il 18%, nelle Marche il 13% e nel Lazio il 10%. Incrementi invece in Sicilia, Calabria e Campania, la produzione pugliese è contenuta e sotto la media nazionale, in Abruzzo abbiamo un -18%, in Molise e Sardegna -15%. La Basilicata lascia sul terreno il 10%.

“I cambiamenti climatici, con una tropicalizzazione del clima, stanno condizionando sempre più il mondo dell’agricoltura e quindi del vino – ha commentato Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi – ed è compito di noi enologi mitigare gli effetti negativi ed esaltare quelli positivi. L’evoluzione climatica impone sempre di più un attento monitoraggio da parte dei vignaioli e degli enologi, con particolare attenzione alla custodia e alla sostenibilità ambientale. Quando si cerca di definire un’annata, rispetto alla raccolta delle uve, bisogna fare dei distinguo sia territoriali che di tecnica applicata. La qualità dipende anzitutto dall’andamento climatico, e quindi da dove ci troviamo, ma molto deriva anche dal modo di condurre la vigna attraverso la scienza e la conoscenza, che sono alla base dell’attività di noi enologi. Quando queste vengono applicate con meticolosità avremo una vendemmia molto buona, in alcuni casi ottima ed eccellente in precisi spazi territoriali. Questo, unito alle caratteristiche eterogenee del nostro territorio, porta a una situazione di previsioni vendemmiali molto differenti, anche in zone limitrofe. Ma per l’eccezionale capacità della vite di adattarsi e al lavoro incessante di vignaioli ed enologi, come detto, la qualità delle uve appare buona, con punte di eccellenza, in tutto il vigneto Italia. Tenendo sempre presente – conclude il presidente Assoenologi – che le prossime settimane saranno quelle cruciali per fare il punto sulla vendemmia 2021, quando verrà raccolta la maggior parte dell’uva in Italia”.

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