Prosecco Doc: è una corsa ai record

Prosecco

Prosegue a tutto gas la corsa del Prosecco trevigiano. La denominazione, anche grazie all’introduzione del Rosé, sta battendo tutti i record. Il sistema deve estendere l’area di produzione per tenere l’enorme richiesta.

Nel mese di luglio, il Prosecco doc imbottigliato è stato pari a 487.195 ettolitri: rispetto ai primi sette mesi del 2021 la crescita è del 26,1 per cento, con una media di imbottigliamenti mensili, nell’anno, a +15,8 per cento rispetto al 2020. Anche rispetto al 2019 l’incremento è notevole: +21 per cento. Le bollicine vanno per la maggior negli Stati Uniti: dai 17 milioni di bottiglie esportate nel 2011 siamo arrivati a 82 milioni nel 2020. Anche grazie a manifestazioni come National Prosecco Week, avviata dal Consorzio.

“Dopo l’effetto penalizzante della pandemia nel 2020, che ha arrestato la crescita e comportato una contrazione dei consumi (-1%), nel primo quadrimestre di quest’anno le esportazioni di Prosecco Doc evidenziano la ripresa con una crescita in volumi pari al +16,2%, che pone gli Stati Uniti al vertice dei Paesi importatori di Prosecco”, fanno sapere dal Consorzio doc. I consumatori americani preferiscono le produzioni maggior pregio, tanto è vero che il Prosecco commercializzato negli scaffali ha un prezzo medio di 13-15 dollari a bottiglia: “Range che assicura agli Stati Uniti la condivisione del podio tra i Paesi che più valorizzano il nostro prodotto”.

La richiesta record ha fatto sì che, per quest’anno, l’area di produzione venisse allargata di 6 mila ettari circa. La zona Doc resta di 24.500 ettari. La vendemmia 2021 non si annuncia ottima, per questo motivo si sta pensando all’attingimento temporaneo e allo stoccaggio, misure che permettono di utilizzare più uva rispetto ai limiti imposti dal disciplinare.

“Le uve dell’area Prosecco Doc sia veneta che friulana – spiega Andrea Battistella del Consorzio – in questo momento sono in piena fase di invaiatura, ossia gli acini cominciano a maturare e a prendere colore. Gli operatori hanno saputo contenere le principali fitopatie della vite, anche se quest’anno si sono ripresentate il mal dell’esca e ancor più la flavescenza dorata. Per questo, sebbene la qualità sia ottima, sotto il profilo quantitativo si stimano per quest’anno rese inferiori rispetto ai massimali indicati dal disciplinare di produzione”.

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