Lavoro in nero: Veneto regione particolarmente virtuosa

Edilizia

Sono 206.500 i lavoratori irregolari in Veneto. E se in Italia il lavoro nero produce 77,8 miliardi di euro di valore aggiunto, in Veneto siamo solo a 5,4 miliardi. Questa è una delle regioni italiane più virtuose.

L’Ufficio studi della Cgia di Mestre parla di piaga sociale territorialmente diversificata. Il tasso di irregolarità veneta è del 9 per cento; fa meglio solo la provincia autonoma di Bolzano, all’8,8 per cento. La Lombardia conta 504 mila occupati irregolari, il valore più alto in Italia, pari al 10,4 per cento. Con un’incidenza del valore aggiunto prodotto sul totale regionale del 3,6 per cento, il più basso. Subito dietro, troviamo Veneto (3,7 per cento) , Provincia autonoma di Bolzano (3,8), Friuli Venezia Giulia (3,9). Nel Mezzogiorno registriamo la situazione più grave.

A livello nazionale, chi lavora in nero è uguale al tasso del 12,8 per cento, con un peso del valore aggiunto generato dall’economia sommersa del 4,9 per cento. Nelle regioni dove c’è più occupazione irregolare, il rischio di infortuni e morti sul lavoro è più forte e più elevato del dato ufficiale. Chi si fa male in queste zone, infatti, spesso non denuncia l’accaduto e, se costrette, dichiarano il falso per non arrecare danni al caporale o a chi li ha ingaggiati. Ma il lavoro irregolare è anche illegale, provoca l’erosione del gettito fiscale, un grave danno economico alle imprese in regola che spesso devono subirne la concorrenza sleale.

La Cgia di Mestre si concentra quindi sui troppi contratti anomali del mondo dell’edilizia, il settore dove si verificano anche più infortuni e più morti. A fronte ai 74 contratti collettivi nazionali depositati al Cnel, 37 sono stati firmati da organizzazioni non iscritte all’organo previsto dall’articolo 99 della Costituzione. Anche in Veneto l’attività nei cantieri è quella a più rischio incidenti, infortuni e decessi. Osserva la Cgia: “Crediamo sia giunto il momento che il Parlamento ponga fine a questa deregulation”.

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