Sardegna: richieste di assunzioni, meglio del periodo precedente all’emergenza sanitaria

Secondo le statistiche elaborate da Infocamere, in Sardegna la fiducia è al massimo dall’inizio della pandemia, con moltissime richieste di nuovo personale da parte delle imprese. Siamo addirittura oltre i livelli precedenti all’emergenza sanitaria. Le richieste delle aziende superano del 20 per cento i numeri del 2019, ma oltre un posto su tre è difficile da assegnare a causa della carenza di personale disponibile. Un freno in un momento di forte ripresa da parte dell’isola.

I numeri arrivano dall’Ufficio studi delle Camera di Commercio. Le imprese continuano nella caccia di personale disposto a lavorare nei settori della ristorazione, dell’alberghiero e delle costruzioni. Francesco Porcu, segretario regionale della Cna, spiega: “Le richieste arrivano da tutti i settori e confermano la bruciante ripartenza di molti settori che tentano di lasciarsi alle spalle le difficoltà del covid”. La tendenza alla crescita è confermata fino all’autunno. Fino a ottobre, la ricerca di lavoratori toccherà quasi quota 30 mila unità: “Significa che la crescita non dipende solo dal fattore vacanze”.

Ancora Porcu: “Purtroppo le difficoltà di reperimento di personale adeguato riguarda sia la quantità sia la qualità; nell’impiantistica termoidraulica, per esempio, si stanno registrando carenze critiche che rallentano la ripartenza del settore. A mancare sono soprattutto figure specializzate presenti in numero inferiore alle esigenze aumentate in poco tempo del mercato. Disagi amplificati dalla povertà professionale della forza lavoro, spesso non al passo con le richieste del momento”.

Sul versante nazionale, si registrano molti contratti a tempo determinato, in ripresa dopo molta sofferenza. Circa 10 mila unità in più (+7,3 per cento rispetto all’agosto del 2019). Seguono gli altri contratti alle dipendenze con 7 mila unità in più (+109,4 per cento), le collaborazioni con più di 2 mila contratti. Sotto i livelli del 2019 i tempi indeterminati e i contratti in somministrazione, con 5 mila e 6 mila unità in meno (-9,6 e -20,9 per cento).

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