Vino italiano: con le riaperture, riprendono a correre l’export e il mercato interno

Lambrusco

Le riaperture nel mondo della ristorazione portano buone notizie per il vino italiano che, dopo un anno difficile, nel 2021 fa registrare +4 per cento nel valore. Coldiretti analizza i dati Istat sul primo quadrimestre di quest’anno. Bene in particolare i consumi da parte degli europei, su tutte la Francia, dove le etichette Made in Italy fanno registrare +12,5 per cento; in Russia, addirittura, siamo al +32 per cento; in Germania +4 per cento, e questo è il primo mercato di sbocco italiano. In Gran Bretagna, invece, la variante Delta e la Brexit hanno portato a un calo di quasi il 12 per cento nelle vendite. Nonostante, questo, oltre Manica abbiamo i secondi clienti più affezionati, in particolare di Prosecco. I problemi maggiori, per chi esporta verso il Regno Unito, arrivano dalle procedure doganali, dall’aumento dei costi di trasporto a causa di ritardi e maggiori controlli. Situazioni che rischiano di facilitare l’arrivo di vini contraffatti o imitazioni di vini nostrani (prosecco in lattina o alla spina, falso, nei pub inglesi).

In Cina, il nostro vino ha fatto un balzo del +75 per cento, negli Stati Uniti invece c’è un’altra frenata (-3 per cento a causa delle limitazioni anti-covid, ma anche alla ripresa della concorrenza francese, ora libero dai dazi).

Registriamo anche un aumento record nei consumi interni del 2,13 per cento nel primo trimestre del 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea. L’aumento di fatturato è stimato in 11 miliardi di euro.

“A preoccupare – sottolinea Coldiretti – sono anche le nuove politiche europee come la proposta di mettere etichette allarmistiche sulle bottiglie per scoraggiare il consumo o anche il via libera dell’Unione Europea a nuove pratiche enologiche come la dealcolazione parziale e totale che secondo la Coldiretti rappresenta un grosso rischio ed un precedente pericolosissimo permettendo di chiamare ancora vino un prodotto in cui sono state del tutto compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di un trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino. Particolarmente grave – afferma la Coldiretti – è la decisione di considerare i vini de-alcolati e parzialmente de-alcolati come prodotti vitivinicoli e di consentire tale pratica anche per i vini a denominazione di origine protetta o indicazione geografica protetta”.

“L’Italia può ripartire dai punti di forza con l’agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi e può svolgere un ruolo di traino per l’intera economia – ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia Made in Italy serve anche agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”.

“Una mancanza che ogni anno – continua Prandini – rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export al quale si aggiunge il maggior costo della “bolletta logistica” legata ai trasporti e alla movimentazione delle merci”.

“Il Recovery Plan – conclude Prandini – rappresenta dunque una occasione unica da non perdere per superare i ritardi accumulati e aumentare la competitività delle imprese sui mercati interno ed estero”.

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