Greco, Confagricoltura Puglia: “Il brand ‘Italia’ salva l’olio nostrano”

Il brand ‘Italia’ salva la produzione olivicola del nostro Paese. E buona parte del merito è della Puglia, dove viene prodotto il 50 per cento dell’olio venduto. Pantaleo Greco, presidente della sezione olivicola di Confagricoltura Puglia, snocciola i dati: “La produzione di olio è calata a 310 mila tonnellate, la Puglia è a circa 152 mila, secondo i dati Ismea delle ultime quattro campagne. Il dato è appesantito dalla Xylella, che ha avuto effetti sulle due ultime campagne. A Lecce, oggi, la produzione è calata del 75 per cento, passando dal 10 al 2 – 2,5 per cento, a causa di questa malattia. Fortunatamente, negli ultimi 20 anni ci sono stati impianti di leccino, cultivar resistente alla Xylella, che permette alle aziende di produrre, pur con grandissime difficoltà”.

In Italia sono 1.100.000 ettari quelle utilizzati per la produzione di olio, in Puglia ci fermiamo a 450 mila circa. Sempre secondo l’Ismea, a livello nazionale ci sono 650 mila imprese che producono olio, la metà sono in Puglia.

Pur essendo un Paese che produce molto olio, l’Italia è il primo importatore oltre a essere il primo consumatore: “Il brand Italia ci consente di spuntare prezzi migliori, la qualità del nostro olio è di sicuro superiore, ma il nostro principale competitor – la Spagna – ha ormai triplicato la nostra produzione. La loro forza commerciale oggi è di molto maggiore rispetto alla nostra. Non dimentichiamo che oggi molti marchi italiani hanno proprietà straniere. In due parole possiamo dire che il nostro olio riesce ancora a essere esportato, ma ha difficoltà sempre maggiori a mantenere fette di mercato”. I competitor non sono solo quelli spagnoli: “Ci sono Tunisia, Marocco, Cile, Argentina e Australia. Tanti Paesi hanno intravvisto una possibilità di reddito nella produzione di olio, ed essendo partiti più tardi, hanno anche una olivocoltura più meccanizzata. Hanno potenzialità per essere competitor molto pericolosi. In tutto questo, il brand Italia è ciò che ci salva, ma è tale se alle spalle c’è una produzione organizzata e sostenibile”.

Come accennato, la Puglia è in guerra contro la Xylella: “La lotta procedere. Ormai si è preso coscienza della gravità della presenza del batterio. La guerra non è stata vinta, ma alcune battaglie sì grazie al genio italico. A quattro anni dalla comparsa di questa piaga, sono state infatti trovate le prime due cultivar tolleranti; di questo dobbiamo ringraziare il mondo della ricerca e delle associazioni. Una è il già citato leccino, l’altra è la favolosa. In più, l’Unione Europea ha concesso di poter reimpiantare la specie colpita. Si sono creati i presupposti per poter ripartire, naturalmente siamo appena all’inizio perché non bastano due cultivar per ricominciare. Di sicuro, questa è anche un’occasione per ristrutturare il mondo dell’olivocoltura”.

Sul terreno, però, sono rimaste tante piante: “Su 70 milioni, almeno 10 milioni sono andate distrutte in provincia di Lecce. Saremmo stupidi se, parlando di prospettive, non considerassimo questa variabile grandissima. Le province di Bari e di Foggia per ora non sono state colpite dalla Xylella, ma il confine inferiore di Bari ha i primi alberi malati. Le prospettive sono piene di nuvole nere all’orizzonte. Si sa che le varietà della Piana del Barese e del Foggiano sono suscettibili alla Xylella, cerchiamo quindi di rallentare l’avanzata. Ma questo batterio continua a essere una spada di Damocle non solo sull’olivocoltura pugliese, ma anche italiana ed europea. Io dico che da un anno di siccità un albero si riprende, dalla Xylella no”.

Articoli correlati

La Regione punta a valorizzare il settore olivicolo con percorsi turistici, degustazioni ed eventi culturali...
Firmato il decreto interministeriale per il reimpianto e la riconversione degli uliveti...

Altre notizie

Altre notizie