Raffaella Deamici, Milano: «I Måneskin sono un modello positivo per i nostri adolescenti bloccati nella “bolla nera”»

Allarme depressione, suicidi e autolesionismo tra i nostri giovani; secondo i dati rilevati dall’Oms durante l’ultimo anno di lockdown i suicidi sarebbero aumentati del 20%, diventando la seconda causa di morte nella fascia d’età tra i 15 e i 25 anni. La pandemia ha causato una crisi profonda nei nostri adolescenti che in questo periodo di isolamento forzato si sono sentiti vittime di restrizioni e impossibilitati a socializzare con i propri coetanei.

Raffaella Deamici

Raffaella Deamici, psicologa psicoterapeuta di Milano e presente da più di 10 anni in uno studio privato nella città meneghina, dal suo osservatorio raccoglie i disagi, il malessere e i problemi degli adolescenti, forte anche di una proficua collaborazione con Ats, Università e due sedi di un liceo milanese dove alterna l’attività allo sportello d’ascolto psicologico con interventi all’interno delle classi.

«Da anni sono a contatto con gli adolescenti e mai come in questo periodo registro una loro grave fragilità psicologica. Durante il lockdown gli adolescenti sono stati lasciati in fondo alla lista delle priorità ed inoltre non hanno avuto adulti supportivi perché questa pandemia ha messo a dura prova anche loro. Rimasti isolati e con problematiche pregresse, il malessere è cresciuto molto: in questo momento quello che mi preoccupa di più è l’aumentato rischio suicidario e gli atti di autolesionismo».

Da qui è nata l’idea di utilizzare i Måneskin, trionfatori a San Remo e all’Eurovision Song Contest, come potente strumento per aiutare gli adolescenti, che in loro si riconoscono, come “modello di caduta” e di possibile rinascita: «L’idea di utilizzare i Måneskin nelle classi mi è venuta ascoltando i loro brani: nella loro musica, nei loro testi è racchiuso un po’ tutto il mondo interiore dell’adolescente, la rabbia, la tristezza, l’amore puro e la profondità in un caleidoscopio di colori, dal nero pesto all’arcobaleno, che porta con sé anche un forte desiderio di rivalsa. Le loro canzoni rispecchiano la realtà interna dei ragazzi di oggi (me lo raccontano loro stessi) e quindi possono aiutarci a comprendere meglio i nostri giovani».

Gli adulti hanno quindi una chiave di lettura per penetrare nel mondo delle nuove generazioni con un occhio nuovo, e magari prevenire certe derive pericolose.

«I Måneskin rappresentano un ponte per avvicinare il mondo degli adulti a quello degli adolescenti: in classe noi aiutiamo i ragazzi a esprimere il proprio malessere, ad aprirsi, a parlare di questa “bolla” nera in cui si sentono prigionieri. Ma il risvolto positivo lo forniscono proprio i Måneskin: le loro vittorie sui palchi europei e adesso mondiali rappresentano ai miei occhi e al mio sentire di psicoterapeuta il riscatto che non è solo del gruppo, ma anche di tutta una generazione, di tutti quegli adolescenti che abbiamo dimenticato e che è giusto risarcire. Sarebbe opportuno e auspicabile ricontrattare quello che il mondo degli adulti deve al mondo degli adolescenti mettendoci all’ascolto del loro mondo interiore. Potremmo cominciare ascoltando le canzoni dei Måneskin che raccontando le loro fragilità sono anche portatori di speranza. Una speranza che noi adulti dobbiamo trasmettere ai giovani».

A proposito di speranza, Raffaella Deamici conclude con le parole di Gustavo Pietropolli Charmet, psicoterapeuta e psichiatra: «È uno dei miei preziosi maestri e il “padre” dell’adolescente in Italia: “perdere la speranza in adolescenza è molto grave e le conseguenze molto dolorose, per i giovani, per i loro genitori e per l’intera società… bisognerebbe dar vita a una scuola di speranza”».

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