Coldiretti Umbria: sale il consumo di prodotti bio

Salgono a 4,3 miliardi di euro i consumi domestici di alimenti biologici, grazie alla svolta green e salutista propiziata dal covid, che ha portato a un aumento degli acquisti del 7 per cento nel 2020 rispetto all’anno prima. Lo fa sapere Coldiretti Umbria, riferendosi ai 30 anni del ‘Regolamento relativo al metodo di produzione biologico dei prodotti agricoli e all’indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari – (Cee) N. 2092/910, adottato dal Consiglio delle comunità europee il 24 giugno 1991.

Oggi il biologico è nel carrello della spesa del 68 per cento delle famiglie italiane. L’Italia ha la leadership per numero di aziende agricole biologiche, con 80.643 operatori coinvolti (+2 per cento), che attendono la nuova legge, che inizia l’iter finale alla Commissione Agricoltura della Camera.

In Umbria, nel 2019 – come riferisce Coldiretti regionali su dati Sinab (Sistema di informazione nazionale sull’agricoltura biologica) – la superficie agricola dedicata al biologico è stata di 46.595 ettari (+7,6 per cento sul 2018). Tra le principali colture biologiche umbre troviamo quelle foraggere (8.561 ettari), i cereali (6.340), l’olivo (6.151) e gli ortaggi (1.842). Gli operatori sono saliti del 5,7 per cento, passando a 2.083.

Sulla nuova legge nazionale, che tra l’altro prevede l’introduzione di un marchio per il bio italiano per contrassegnare come 100 per cento Made in Italy solo i prodotti biologici ottenuti da materia prima nazionale, il presidente regionale di Coldiretti Albano Agabiti dice: “Il provvedimento sostiene, tra l’altro, anche l’impiego di piattaforme digitali per garantire una piena informazione circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti con una delega al Governo per rivedere la normativa sui controlli e garantire l’autonomia degli enti di certificazione”.

Nel 2020, nell’Ue, sono arrivati prodotti biologici di Paesi extracomunitari per 2,8 milioni di tonnellate: il fenomeno è preoccupante. “Una situazione che rende chiara l’urgenza di dare la possibilità di distinguere sullo scaffale i veri prodotti biologici Made in Italy, ma anche rafforzare i controlli su cibi bio importati che non rispettano gli stessi standard di sicurezza di quelli europei, fornendo una spinta al raggiungimento degli obiettivi della strategia Farm to Fork del New Green Deal, che punta ad avere in futuro almeno un campo su quattro coltivato a bio in Italia”.

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