Allarme Mafia sul turismo. Crescono le preoccupazioni anche di Coldiretti. Serve attenzione ed aiuti mirati.

Le aziende sono un po’ più deboli: un anno senza tusristi ha significato un minor introiti di almeno 53 miliardi di euro. E su questi numeri si basano gli interventi mafiosi che hanno iniziato a gravitare nel mondo del turismo. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Isnart-Unioncamere in riferimento all’allarme lanciato dalla ricerca realizzata da Demoskopika che attribuisce il fenomeno alla crisi di liquidità causata dalla pandemia. Le infiltrazioni mafiose sono particolarmente preoccupanti nelle attività di ristorazione con la criminalità che, anche grazie all’usura, è arrivata a controllare cinquemila locali secondo il rapporto dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti.
L’agroalimentare – precisa la Coldiretti – è divenuto una delle aree prioritarie di investimento della malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone. Le operazioni delle Forze dell’Ordine – continua la Coldiretti – svelano gli interessi delle organizzazioni criminali nel settore agroalimentare ed in modo specifico nella ristorazione nelle sue diverse forme, dai franchising ai locali esclusivi, da bar e trattorie ai ristoranti di lusso e aperibar alla moda fino alle pizzerie.
“Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare” afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che in questo contesto diventa più urgente l’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti.

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