Ruote Libere: riflettori sulle mafie, camion non si incendiano da soli

“L’importante operazione di giovedì scorso dei carabinieri di Bergamo che ha smascherato un sistema di estorsioni nell’autotrasporto messo in campo da uomini appartenenti al clan ndranghetista Arena di Isola di Capo Rizzuto, è l’ennesima dimostrazione del profondo grado di radicamento della criminalità organizzata nel settore dell’autotrasporto. Obiettivo delle cosche era uno solo: minacciare i concorrenti per avere il controllo del trasporto merci del territorio, un vero e proprio “cartello”. Insomma, doveva passare il principio che nella zona del bergamasco i servizi di autotrasporto erano roba del clan”.

Ne parla Cinzia Franchini, portavoce di Ruote Libere, l’associazione di piccoli autotrasportatori: “Le indagini hanno anche consentito di individuare il mandante di un grosso incendio di camion avvenuto nel 2014 a Seriate e credo che proprio i roghi che da decenni, con continuità disarmante, si verificano senza distinzione territoriale alcuna da Nord a Sud, debbano rappresentare una spia importante sulla quale accendere sempre, senza le solite giustificazioni, i riflettori. Ovviamente per avere certezze sulla genesi di ogni incendio occorre attendere il risultato del lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, ma davanti al ripetersi di simili episodi bisogna mettere in campo fin da subito a tutti i livelli, un grande e tempestivo lavoro di analisi che possa evidenziare la eventuale correlazione tra i singoli fatti e cercare di ricostruire, quando presente, la rete criminale sottesa”.

“In un Paese dove si crede ancora che un camion possa incendiarsi per autocombustione, cosa che avviene davvero molto raramente, ribadiamo, come da quasi vent’anni facciamo, spesso inascoltati, che il tema vada inserito tra le priorità del Ministro di riferimento – chiude Cinzia Franchini – Solo non sottovalutando questi reati spia, identificando i casi davvero legati alla criminalità organizzata, è possibile porre un freno al dilagare delle cosche al nord, mafie che – come i fatti di Bergamo dimostrano – con la complicità di imprenditori locali inquinano il mercato e puntano a un controllo capillare del territorio”.

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