Friuli Venezia Giulia: Pasqua tra dolci e ricette della tradizione

La Pasqua è una tradizione ben radicata sulle tavole del Friuli Venezia Giulia, con specialità e orari precisi in cui consumarle. Si comincia, il giorno di Pasqua e dopo la messa, con la benedizione della merenda, il primo vero banchetto dopo i 40 giorni della Quaresima. La merenda pasquale è rappresentata da un panino con il prosciutto cotto. Un brunch, per così dire, dove spesso è presente un piatto di gelatina di maiale decorato con una foglia di allora, che si mangia anche a pranzo. Le carni vengono guarnite, a fine cottura, con grani di pepe e fettine di uova sode.

Pasqua è anche un momento di gioco. A Cividale del Friuli troviamo il Truc, antico rituale pasquale praticato secondo un manoscritto conservato nel Museo della cittadina, dal XVII secolo, ma forse anche più antico. Bisogna approntare un catino di sabbia digradante dalla caratteristica forma ovale in cui si fanno scendere, seguendo precise regole, le uova colorate per farle toccare tra loro.

Nella Carnia, per il pranzo di Pasqua, si preparano i cjarsons. Addirittura dal 1377, quando il piatto era diffuso in tutto il Friuli Venezia Giulia. Sono dei ravioli, ma non c’è una ricetta unica.

La merenda di Pasqua ha come protagonista il pistun, piatto che mescola sapori dolci e salati. Si tratta di un dolce che si prepara anche per i matrimoni. Sono polpettine allungate a base di pane raffermo, cotte nell’acqua dove si è cucinato il prosciutto della festa. All’interno troviamo uva passa, pinoli, zucchero, uova, erbe fresche, erba cipollina, aglietto selvatico, cannella e noce moscata.

Mancano i veri e propri dolci della tradizione pasquale friulana. Non può mancare la pinza, pandolce soffice. A Trieste e Gorizia così si augura di passare una buona Pasqua: “Bona Pasqua, bone pinze”. L’impasto può durare anche due ore. Poi si procede alla pezzatura in pagnotte rotonde, appoggiate in fila su assi di legno, coperta da una tovaglia. E infine si aggiunge l’uovo e si pratica il taglio tipico a Y dal basso verso l’alto. Con la stessa passa si fanno anche i frati, o titole, o ticica, o menihi. Sono trecce di pasta lievitata con dentro un uovo sodo, spesso colorato di rosso. La forma dovrebbe richiamare quella dei chiodi utilizzati per la crocifissione, le uova tinte di rosso ricordano i sassi del Calvario, sporcati di sangue che cola dalla Croce.

Per accompagnare il tutto, in Friuli Venezia Giulia si pasteggia con Docg Ramandolo e Picoit. Vinio che vanno benissimo in particolare con i dolci pasquali.

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