Bevilacqua, Federnoleggi Confesercenti Umbria: “Forse lo Stato vuole affossarci”

È una situazione drammatica quella che sta vivendo il settore del noleggio bus e auto in Umbria. Una situazione che dura da più di un anno e di cui non si vede la luce in fondo al tunnel. Se la categoria non ha ancora abbandonato con rassegnazione, è perché fa della resilienza la sua arma. Ma quanto potrà durare ancora? Lo abbiamo chiesto a Federico Bevilacqua, presidente di Federnoleggi Confesercenti Umbria.

“E’ un anno che siamo completamente fermi. Le aziende hanno perdite di fatturato che vanno dal 70 al 99 per cento”. C’è davvero chi ha perso tutto e non sa come potrà recuperare. E quando: “Non si vede la speranza, forse per il 2022”. Altri nove mesi a questo ritmo e rischiano di esserci solo macerie: “I ristori che sono arrivati dallo Stato hanno coperto l’1 per cento, in media, di quanto hanno perso le aziende di fatturato. Praticamente, niente”. Non solo da Roma non arrivano fondi adeguati, ma “forse lo Stato sta pensando di affossarci, in particolare per quel che riguarda il trasporto scolastico. Con il Cura Italia si era stabilito che ci sarebbe stato pagato il 100 per cento dai Comuni, invece il Fondo governativo è pari a 20 milioni, ossia il 13 per cento dell’ammontare perso dalle aziende, non coprono neanche i costi di segreteria, senza parlare dei costi fissi”.

La situazione è paradossale, ai limiti dell’assurdo: “Ci troviamo a fare servizio per 5-6 euro al giorno, mentre il personale lavora anche per due ore ed è sottopagato, ben al di sotto del minimo salariale. Se dobbiamo richiamare persone dalla cassa integrazione per fare un quarto d’ora la mattina e un quarto d’ora il pomeriggio (per accompagnare e riportare a casa i bambini da scuola), non ne vale la pena. Ma le situazioni sono queste. Per fortuna non tutti i Comuni si comportano così, alcuni capiscono che il servizio va pagato per intero. Ma il minimo garantito non viene rispettato e non abbiamo neanche diritto allo sciopero essendo servizio pubblico”.

Se oggi la resistenza porta la categoria a stare in trincea, tra pochi mesi quelle stesse trincee potrebbero non essere più sufficienti per continuare a combattere: “Nei prossimi mesi dovremo pagare l’indebitamento che ci ha fatto fare lo Stato e tutti sono indebitati. Ma come se non bastasse, ci si mettono pure le banche: vedendo che siamo in crisi, hanno alzato il rating della nostra categoria facendoci pagare tassi d’interesse molto più alti di prima della crisi”. C’è anche chi scappa, a dire il vero: “La maggior parte della forza lavoro si sta allontanando dal nostro settore e si sta spostando verso il trasporto merci che giustamente lavora in questo momento”.

Da ottobre in avanti si è lavorato pochissimo: “Appena cinque giorni”. In Abruzzo, la Cna di Pescara ha avanzato una proposta: utilizzare taxi e Ncc per trasportare i soggetti più fragili nei luoghi delle vaccinazioni: potrebbe essere utile anche in Umbria? “Certo, siamo talmente al tappeto che qualsiasi proposta di lavoro andrebbe bene. Senza il turismo, le scuole chiuse e l’assenza di discipline sportive, non abbiamo entrate. Non siamo così schifiltosi da scartare qualcosa”.

Bevilacqua ha ancora un sassolino da togliersi dalle scarpe: “Ci hanno detto che i mezzi di trasporto causano contagi, ma non è così. Dove vengono rispettare le norme, nessun autista si è ammalato. Possiamo vivere insieme al virus. I ritardi nei vaccini ci fanno pensare proprio questo: che bisogna escogitare un sistema per convivere con il coronavirus. Altrimenti gli effetti della crisi saranno maggiori di quelli della pandemia”.

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