Mercato del lavoro: le quattro ragioni per cui servono le donne

Sul lavoro, le donne hanno meno opportunità degli uomini. Il divario del tasso di occupazione, nel 2019, era a sfavore delle donne del 13,5 per cento in Umbria, del 18 per cento in Italia e dell’11 per cento in Europa. Lo fa sapere l’Aur, l’Agenzia Umbria Ricerche. Eppure, il mercato del lavoro dovrebbe avere bisogno del mondo femminile. Tanti i motivi, che andiamo a elencare.

Le donne solitamente eccellono nel percorso di istruzione, come da dati di Almalaurea. Le ragazze che, alla scuola media inferiore, escono con un voto d’esame superiore ai ragazzi sono 9 su 10. Alle scuole superiori, la percentuale delle femmine supera quella dei maschi in molti settori: nella mancata ripetizione degli anni, nelle ore di studio a casa, nelle esperienze all’estero, nel voto medio alla maturità, nella prosecuzione degli studi. All’Università, poi, le donne superano gli uomini nella conclusione degli studi in corso e nel voto medio di laurea.

Il secondo motivo è rappresentato dalle competenze comportamentali e attitudinali nel mercato del lavoro. Le donne sono portatrici naturali delle soft kills principali: capacità di lavorare in team, di affrontare e risolvere le problematiche, di gestire stress e complessità, approccio multitasking e intuizione, intelligenza emotiva e inclusione. La terza ragione sta negli elementi demografici. La contrazione demografica e l’invecchiamento della popolazione, oltre al minor apporto alla componente migratoria, hanno compresso la fascia in età lavorativa. Servirà dunque maggior coinvolgimento delle categorie più scoraggiate e sopite, facendole uscire dallo stato di inattività, categoria in cui prevale la componente femminile (35,5 per cento in Umbria contro il 22,8 per cento degli uomini). Inoltre, il calo della nascite è strettamente legato a una mancata sicurezza economica. Il lavoro delle donne può dare nuova vitalità al sistema e contribuire alla ripresa della natalità.

Siamo al quarto motivo: le donne sono più resistenti di fronte alle difficoltà e più propense ad affrontarle e superarle. Nel periodo di lockdown, le donne si sono spese più di prima in attività domestiche e familiari, con creatività e fermezza (Istat).

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