Giannangeli, Cna Umbria: “Fondamentale riaprire subito le attività”

“A distanza di un anno dall’inizio dell’emergenza Covid-19, di fronte alla risalita dei contagi e a una campagna vaccinale a rilento, non c’è altra strada che trovare modalità di convivenza con il virus in grado di tenere insieme la continuità lavorativa e la sicurezza sanitaria. L’alternativa è il collasso di centinaia di artigiani e piccole imprese e la perdita di migliaia di posti di lavoro”. Per Roberto Giannangeli, direttore di CNA Umbria, l’allarme è massimo.

“Il mondo dell’artigianato e della micro-piccola impresa nel 2020 ha cercato, come si suol dire, di tenere botta di fronte a una situazione senza precedenti. Fatta eccezione per il settore del trasporto persone, da subito colpito duramente e senza prospettive di ripresa a breve, tutte le altre imprese si sono rimboccate le maniche, hanno adottato severi protocolli anti contagio e hanno cercato di trovare nuovi segmenti di mercato, nuovi prodotti o servizi, nuovi modi di lavorare. Dopo un’estate tranquilla e, anzi, al di sopra delle migliori aspettative, con la ripresa dei contagi in autunno, le ulteriori restrizioni agli spostamenti e la chiusura delle filiere produttive legate alla ristorazione, all’intrattenimento, alla cultura e ad alcuni servizi alla persona, la domanda ha subìto un vero e proprio crollo. La ricerca che abbiamo presentato alcune settimane fa evidenziava cali di fatturato tra il 10% e il 50% per le imprese manifatturiere del made in Italy e riduzioni importanti in quelle dei servizi. Gli unici settori in cui si segnala una ripresa sono quelli del digitale, della logistica, del trasporto merci e delle costruzioni”.

“I ristori previsti dai vari decreti governativi o dalla Regione per le imprese chiuse, ma non per quelle che sebbene aperte ma i cui incassi sono scesi costantemente, non sono altro che esigui palliativi. Diventa quindi fondamentale, – aggiunge Giannangeli – per salvaguardare le imprese e l’occupazione, andare verso la riapertura immediata delle attività e la ripresa della mobilità delle persone. Non ci sono alternative. Abbiamo iniziato il 2021 animati dalla speranza di una campagna di vaccinazioni che in pochissimi mesi ci avrebbe fatto raggiungere l’immunità di gregge. Ma è ormai chiaro che non sarà così, la disponibilità dei vaccini è minima e a questi ritmi passeranno anni prima che almeno il 70% della popolazione conquisti l’immunità. Possiamo ragionevolmente pensare che si possa aspettare questo traguardo prima di riprendere l’attività lavorativa? Riusciamo a immaginare le conseguenze di ciò sulle imprese e sul mantenimento dei posti di lavoro se non invertiremo la rotta? Spesso si fa caso unicamente alle situazioni di crisi delle grandi aziende, ma se dovessero collassare centinaia di piccole imprese l’impatto sull’occupazione sarebbe ben più visibile. Noi – conclude Giannangeli – crediamo che sia urgentissimo prendere atto una volta per tutte della gravità della situazione e studiare protocolli di sicurezza tali da permettere alle imprese di lavorare, alle persone di spostarsi liberamente e all’economia di riprendere a girare”.

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