Puglia in zona arancione: alimentari, in una settimana bruciati 12 milioni di euro

Febbraio è iniziato male in Puglia a causa delle chiusure imposte: sono stati bruciati 12 milioni di euro con le serrande abbassate per 15 mila bar trattorie e ristoranti, 6.500 pizzeri e 876 agriturismi. Servono aiuti subito e provvedimenti di sostegno al lavoro.

“Le misure più restrittive colpiscono 4 milioni di pugliesi che risiedono in zona arancione, con pesanti effetti sulle attività produttive che trainano l’economia regionale. Gli effetti della limitazione delle attività di ristorazione si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con cali di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura, dai salumi ai formaggi di alta qualità che trovano nel mercato fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato” dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

La spesa alimentare è tornata ai livello del 2010, con un calo del 10 per cento a causa del crollo del canale della ristorazione. Il leggero incremento della spesa domestica non basta a compensare. Sono intervenute poi speculazioni sui prezzi dei beni di prima necessità: “Vanno fermate”.

In Puglia si produce in Pil di 69 miliardi di euro. I quasi 22 mila ristoranti, bar, mense e pizzerie producono oltre 5 miliardi di euro, fatturato che ora è azzerato. Gli effetti si vedono su tutta la filiera.

“Complessivamente nel 2020 la ristorazione ha quasi dimezzato il fatturato (-48%) e gli agriturismi hanno vissuto un crack senza precedenti – tuona Filippo De Miccolis Angelini, presidente di Terranostra Puglia, associazione agrituristica di Coldiretti – con la perdita di fatturato di 60 milioni di euro. Servono in tempi stretti sostegni economici agli agriturismi e a tutte le imprese lungo la filiera agroalimentare per dare liquidità ad aziende che devo sopravvivere all’emergenza covid, come interventi a fondo perduto per agriturismi e ristoranti per salvare l’economia ed il lavoro”.

Servono ristori immediati e un piano nazionale che metta in campo “tutte le azioni necessarie anche da parte dei Comuni che devono venire incontro agli agriturismi con l’abolizione della tassa sui rifiuti che per le chiusure imposte evidentemente non sono stati prodotti – insiste il presidente De Miccolis – per non far cessare per sempre attività come gli agriturismi che rappresentano un modello di turismo sostenibile grazie ai primati nazionali sul piano ambientale ed enogastronomico”.

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