Cna Umbria: 2020 da dimenticare, incertezze sul 2021

“Contrastare la pandemia economica con tutti gli strumenti, cominciando dal sostegno a nuovi investimenti e ai processi di digitalizzazione per facilitare il riposizionamento di tante imprese e contribuire alla creazione di nuovi posti di lavoro”. Lo fa sapere Renato Cesca, presidente della Cna Umbria.

Una nuova indagine dell’organizzazione, confezionata dal centro studi Sintesi, conferma quanto pesanti siano gli effetti economici, oltre che sanitari, della pandemia.

“Il 2020 si chiude con una perdita del Pil dell’Umbria di oltre nove punti percentuali – rivela Cesca – sulla quale incidono le flessioni fatte registrare da consumi, investimenti, esportazioni, turismo e occupazione. E se il calo subito dal Pil è in linea con la media del Paese e inferiore alle stime che Banca d’Italia e Istat avevano fatto lo scorso settembre, non va dimenticato che l’Umbria partiva da una situazione già pesante, al punto che i dati provvisori del 2020 proiettano l’economia regionale ai primi anni ’90 del secolo scorso (Pil -23%)”.

Dalla ricerca emerge una flessione dei consumi, nel 2020, pari all’11%. Gli investimenti sono inferiori del 7,4% rispetto all’anno prima. Cala, ovviamente, pure il turismo, con le presenze che crollano del 47%, così come le esportazioni, che lasciano sul terreno il 14,2% (la media nazionale è del 12,5%). Un po’ meglio i dati sull’occupazione, che nei primi nove mesi del 2020 cala dell’1,7%, ossia 6 mila unità in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Salgono le imprese, di 65 unità, anche se si registra una forte diminuzione per manifatturiere e commerciali. “Sono dati che però vanno interpretati – prosegue Cesca – anche per poter fare previsioni il più attendibili possibili”.

Sulle stime per il 2021 ci sono parecchie incertezze. “Per quanto riguarda i numeri sull’occupazione, ad esempio, sulla già consistente riduzione degli addetti pesa come un macigno l’imminente fine del divieto di licenziamento. Difficile anche prevedere cosa succederà in tema di esportazioni, considerando che i principali mercati di riferimento per le imprese umbre sono rappresentati dall’Europa e dagli Stati Uniti, anch’essi alle prese con la pandemia e con le sue conseguenze in termini di domanda. L’altro aspetto che preoccupa è che la riduzione dell’export ha riguardato tutti i settori, ma soprattutto quelli del made in Italy, fiore all’occhiello dell’Umbria. Se poi andiamo ad analizzare il dato sul numero complessivo di imprese attive e sul saldo positivo tra imprese nate e cessate nel 2020, non possiamo non sospettare che ci siano imprese che in realtà potrebbero aver già deciso di chiudere i battenti, ma che non lo hanno ancora fatto per poter beneficiare almeno dei ristori previsti dai decreti governativi”.

“Pertanto, la possibile chiusura definitiva di tante micro- piccole imprese unita alle difficoltà nell’export potranno essere dirimenti per tutta l’economia. In particolare, nella manifattura oltre al fatturato potremmo perdere molti posti di lavoro. Tutti aspetti che ci fanno ipotizzare un 2021 non meno difficile di quello appena trascorso, le cui stime di crescita sono meno incoraggianti di quanto sembrerebbe e che ci inducono a chiedere con maggior forza di puntare con decisione sul sostegno agli investimenti e alla trasformazione digitale delle imprese umbre per circoscrivere e contrastare, anche a livello occupazionale, gli effetti della pandemia economica. Soprattutto vanno incentivati velocemente gli investimenti in nuovi processi produttivi, ma anche l’ammodernamento e l’ampliamento dei capannoni delle imprese in crescita, mentre la digitalizzazione delle imprese si potrà realizzare attraverso consulenze di esperti, nuovi software e riorganizzazione delle diverse funzioni aziendali, tra cui i canali di vendita, della produzione e della logistica. Per questo – conclude il presidente di Cna Umbria – guardiamo con favore alle recenti dichiarazioni dell’assessore Fioroni sull’imminente varo di un piano di supporto agli investimenti delle imprese”.

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