Scatolini (Aprol Perugia): “Olio umbro: annata da ricordare. Sui prezzi, però, non ci siamo”

Giulio Scatolini, presidente dei produttori olivicoli di Perugia (Aprol), racconta di una ‘grave ingiustizia’ che quest’anno sta colpendo la produzione di olive umbre: “L’Umbria è l’unica regione dell’Italia Centrale dove c’è una fortissima produzione. Inizialmente, è stata anche caratterizzata da basse rese in olio per quintale di olive. Normalmente, infatti, le rese sono di 14-15 chili di olio per quintale di olive; inizialmente, erano a 9-10 chili. Di conseguenza, il prezzo delle olive non era molto elevato. Ora le rese sono cresciute, ma il prezzo no. Siamo al paradosso che le olive che arrivano dal Sud costano di più di quelle umbre e parliamo di qualcosa di non credibile in quanto le olive umbre servono anche per fare il Doc umbro”. Aggiunge: “La Camera di Commercio settimanalmente stabilisce il prezzo che, solitamente, si forma sul mercato, dietro la presentazione di contratti e fatture; in questo caso, invece, si forma in Borsa Merci”.

Ha scritto proprio alla Camera di Commercio di Perugia Scatolini, spiegando: “Presupposto che i prezzi di tutte le borse (compresa quindi la borsa merci di Perugia) non si stabiliscono a priori, ma sono determinati da veri contratti realizzati e provati, non mi risulta che nessun olivicoltore umbro abbia venduto o abbia intensione di vendere le proprie olive a 60,00 €. Ciò è altresì improbabile anche per il fatto che quest’anno la raccolta “a cottimo” costa minimo 40,00 € a quintale. Il paradosso quindi sarebbe che il raccoglitore guadagna appunto 40,00 € nette, mentre il proprietario ricaverebbe appena 20,00 € lorde”. E aggiungendo: “In più evidenzio il fatto che olive provenienti da altre regioni (Puglia in particolare) vengono pagate dai frantoi umbri minimo 75,00 €. Mai è successo in Umbria che le olive provenienti da altre regioni costino di più delle olive umbre”. Chiudendo con un invito: “A stabilire il vero prezzo minimo delle olive umbre per ristabilire la verità economica dei prezzi, che dovrebbe essere il punto di partenza di una borsa merci, soprattutto per dare un minimo di dignità agli olivicoltori e all’olivicoltura umbra. Vi suggerisco pertanto di stabilire come prezzo minimo delle olive umbre 75-80 euro a quintale per rendere la bora merci di Perugia credibile e non più soggetta a commenti non certo benevoli degli imprenditori olivicoli umbri”.

Ci dice Scatolini: “Il problema è che gli operatori sui prezzi non si attengono alla realtà”. E dire che quest’anno i margini per essere felici ci sarebbero eccome: “Siamo al record, a livello di numeri, vicini a 60-70 quintali di olio prodotti. E’ un’annata da segnare sui calendari, non c’è stata neanche la mosca a rovinare gli olivi. Come qualità e quantità, quest’anno si ricorderà per molto tempo”. A livello di prezzi, siamo sui 10-12 euro al chilo per l’olio umbro, mentre scendiamo a 5 per quello pugliese. “L’Umbria è al top della qualità, gli stessi operatori toscani ci riconoscono questa leadership. Che vale anche per la qualità dei frantoi, ormai veri e propri luoghi di accoglienza per il consumatore, per il turista, per i gruppi. L’eccezione, oggi, è il brutto frantoio. In tutto questo sforzo di valorizzazione dell’olio umbro, del paesaggio e dell’economia, gli olivocoltori vengono ripagati con cifre che non coprono neanche i costi di produzione”. L’Umbria ha 27 mila ettari coltivati a oliveti e, fortunatamente, neanche il covid è riuscito a incidere negativamente sulla produzione dell’anno: “Molte vendite vengono fatte per corrispondenza, online. I frantoi, dopo la prima ondata di coronavirus, si sono organizzati in questo modo. In più, molti clienti sono già venuti e si sono accaparrati il primo olio, quello migliore, grazie al fatto che la raccolta è stata anticipata tra fine settmbre e inizio ottobre”.

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