Denatalità: Marche, situazione preoccupante

Le Marche non discostano dal resto d’Italia: nascono sempre meno bambini e ciò desta molta preoccupazione. Gli ultimi dati dell’Istat sono stati elaborati dall’Ires Cgil Marche. L’anno scorso, nella regione, sono nati 9.670 bambini, il minimo storico, per la prima volta sotto la soglia psicologica dei 10 mila. Rispetto al 2018, c’è stato un calo di 501 neonati (-4,9%); negli ultimi cinque anni c’è stata una diminuzione di 2.693 (-21,8%), molto più alta di quella nazionale (-16,4%), ma sostanzialmente in linea con quello delle altre regioni del Centro (-21,5%).

In diminuzione i figli nati da genitori italiani (-5,2% sul 2018 e -22,2% sul 2014) ma, come capita ormai da diverso tempo, calano anche quelli nati da almeno un genitore straniero (-3,5% e -29,3%); questi ultimi, costituiscono il 16% dei bimbi nati nelle Marche, mentre la percentuale di cittadini residenti in regione è del 9% (stabile nell’ultimo decennio).

Continua a diminuire pure la fecondità: nel 2018 il numero medio di figli per donna è sceso a 1,22. E consideriamo che una popolazione, senza movimenti migratori, per rimanere costante nel tempo dovrebbe avere un indice di 2,2 figli per coppia. Nel 2019, nelle Marche ci sono stati 17.442 decessi, quasi il doppio della nascite, in aumento sull’anno precedente (+1,6%) e sul quinquennio (+3,7%). Va poi aggiunta la quota di chi lascia le Marche: 5.792 persone nel 2019, in forte aumento sul 2018 (+16%). Probabilmente sono anche di più, ma l’Istat contabilizza soltanto chi ha effettuato il cambio di residenza. Negli ultimi cinque anni, hanno lasciato le Marche in 28.818, tra cui tantissimi giovani, soprattutto laureati.

Daniela Barbaresi, segretaria generale della Cgil Marche, commenta così: “Questi dati evidenziano la necessità di affrontare il tema della denatalità con misure strutturali a sostegno della maternità e paternità, a partire da un’adeguata rete di servizi per l’infanzia, che superino l’inefficace politica dei bonus”. Aggiunge: “Quello della crescita demografica e del tasso di natalità è uno dei principali obiettivi e sfide indicate dal Governo nelle linee guida per la definizione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza #NextGenerationItalia”.

Secondo Barbaresi, “occorre però garantire adeguate prospettive di lavoro e reddito; lavoro stabile con retribuzioni adeguate per consentire soprattutto ai più giovani di formare una famiglia e decidere di avere dei figli. A fronte del calo delle nascite e dell’invecchiamento progressivo della popolazione, sono altrettanto necessarie misure a sostegno di una popolazione sempre più anziana, a partire da interventi per la non autosufficienza”.

Alla fine del 2019, nelle Marche risiedevano 1.518.400 abitanti, 6.871 in meno rispetto a dodici mesi prima e 32.396 rispetto al 2014. Come se in un anno fosse scomparso un comune come Urbania o Monte San Vito, in cinque anni una città più grande di Fabriano. Il calo, nell’ultimo quinquennio, ha interessato 201 comuni (l’88,2% dei comuni marchigiani), mentre il 27 c’è stato un aumento di popolazione, ma si tratta quasi solo di centri costieri.

“Un trend particolarmente preoccupante nelle aree interne a partire da quelle colpite dal sisma che consolida un forte squilibrio territoriale e demografico con la riduzione delle nuove generazioni e l’aumento della popolazione anziana” sottolinea Barbaresi.

Infatti, il calo della popolazione non è più compensato neanche dalla componente straniera: negli ultimi 5 anni, la diminuzione dei cittadini stranieri è quattro volte più elevata di coloro che hanno la cittadinanza italiana. Infatti, i cittadini stranieri sono diminuiti del 6,7%, mentre i cittadini italiani sono l’1,8% in meno.

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