Sindacati umbri: “Non ci sono più scuse, si riparta dal lavoro”

“Non ci sono più scuse, ora l’Umbria riparta dal lavoro”. Forte e chiaro l’appello di Cgil, Cisl e Uil regionali che nei giorni scorsi hanno organizzato un’iniziativa pubblica a Perugia, in parte in presenza e in parte in remoto, con collegamenti da varie parti dell’Umbria a diretta Facebook seguita da migliaia di persone.

Aprire un laboratorio di idee e proposte dell’Umbria ora in cui la disponibilità di enormi risorse economiche fornisce opportunità che vanno colte a ogni costo, vista la situazione pesante dell’economia della regione, acuita dalla pandemia. Diversi gli interventi di lavoratori, lavoratrici e pensionati, oltre a quelli dei segretari nazionali Maurizio Landini (Cgil), Andrea Cuccello (Cisl) e Pierpaolo Bombardieri (Uil). Poi i sindacati umbri hanno presentato un documento, tuttora in lavorazione, che si vorrebbe mettere a disposizione del confronto che si dovrà aprire non solo in Umbria, ma in tutta Italia.

“Non c’è più tempo – scrivono Cgil, Cisl e Uil – il cambiamento è necessario ora. L’emergenza Coronavirus, ancora in atto, lo ha reso ancor più evidente, acuendo le disuguaglianze già enormi – in termini economici, sociali, territoriali e di riconoscimento – che caratterizzano il nostro tempo”. Il documento ha per titolo ‘L’Umbria riparte del lavoro’: contiene dieci schede di approfondimento su vari settori e ambiti produttivi e sociali, nei quali i sindacati evidenziano criticità e avanzano proposte.

“Pretendiamo, come lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati, di contribuire alla fase di riprogettazione dell’Umbria, anche in virtù di un diritto alla partecipazione che è la via maestra alla lotta alle disuguaglianze e all’esclusione sociale – si legge nel documento dei sindacati – Senza una nuova idea di crescita sostenibile, di compatibilità ambientale, di diritti della persona, di lavoro equamente retribuito, di lotta alle discriminazioni, il cambiamento spesso enunciato non sarà effettivamente raggiungibile. L’Umbria, per tradizione, cultura e caratteristiche del territorio (a partire dalle dimensioni), può a pieno titolo candidarsi ad essere un vero laboratorio di cambiamento. Questa è l’ambizione con cui rilanciamo la sfida agli altri attori sociali, alla politica largamente intesa e alle istituzioni locali e regionali”.

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