Acqua: Anbi lancia l’allarme, Italia front office dei cambiamenti climatici nel Mediterraneo

L’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) ha lanciato l’allarme: “I cambiamenti climatici pongono l’Italia come front office del pericolo di desertificazione nell’area del Mediterraneo; l’agricoltura italiana ha crescente bisogno di acqua, cui non si può rispondere incrementando i prelievi dalla falda attraverso i pozzi, perché ciò comporta pericolose conseguenze sull’equilibrio idrogeologico di terreni già fragili; per questo, chiediamo alla politica precise scelte di investimento in favore dell’irrigazione collettiva come quella gestita dai Consorzi irrigui e di bonifica”. Parola del direttore generale, Massimo Gargano, durante il convegno sul futuro dell’irrigazione ad Arezzo, organizzato dal Consorzio di bonifica Alto Valdarno.

L’occasione è stata propizia perché il governatore della Regione Toscana, Eugenio Giani, firmasse il Patto per l’Acqua, impegnandosi in prima persona a creare nuove infrastrutture irrigue.

“Altrettanto significativo – prosegue il Dg di Anbi – è il ribadito impegno della ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova per valorizzare le aree interne e invertire la tendenza all’abbandono, favorendo, attraverso la multifunzionalità agricola, la resilienza e la vitalità delle aree rurali in un’ottica di salvaguardia del territorio. Nella strategia di futuro per il sistema Paese può essere un’opportunità importante anche per l’occupazione”.

“In previsione degli impegni per il Recovery Fund, i Consorzi di bonifica ed irrigazione hanno presentato al Governo 858 progetti definitivi ed esecutivi, cioè cantierabili, per l’efficientamento della rete idraulica nazionale; potrebbero garantire oltre 21.000 posti di lavoro, grazie ad un investimento di circa 4 miliardi e 339 milioni di euro. E’ un contributo concreto per un Paese, che è agli ultimi posti nella capacità di utilizzo delle risorse europee – conclude Gargano – Dopo di noi, solo Croazia, Romania e Spagna”.

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