Confcooperative Umbria: una crescita costante

Confcooperative Umbria è un’associazione in costante crescita. Negli ultimi quattro anni, infatti, si sono iscritte 50 cooperative, che hanno portato il numero totale e 297, per 42 mila soci e 9.200 occupati. Il fatturato aggregato supera i due miliardi di euro, anche due banche di credito cooperativo risultano tra i soci. Il presidente, riconfermato lo scorso 24 luglio, è Carlo Di Somma.

“Siamo un’associazione che dialoga con le istituzioni e con tutti gli attori della società umbra. Lo slogan dell’ultimo congresso era ‘Costruttori di bene comune’ ed era quanto mai azzeccato: siamo per il costruire insieme il bene comune”.

Tanti sono i settori rappresentati in Confcooperative: agricoltura, pesca, housing, bancario, alimentare, carpenteria, tessile, di comunità: “Le problematiche sono diverse da comparto a comparto. Durante il lockdown, qualcuno ne ha risentito in modo negativo (commercio, turismo, logistica ed export, servizi alla persona). Hanno sofferto molto i bambini senza asilo e scuola, la didattica a distanza ha stentato. Effetti negativi anche per i servizi domiciliari, almeno finché i protocolli di sicurezza non hanno iniziato a funzionare. Anche i nostri soci hanno lamentato la mancanza di dispositivi di protezione individuali, ma siamo stati tra i primi a trovare il canale di distribuzione e abbiamo distribuito più di 500 mila dispositivi”.

Un’altra difficoltà è stata “la cassa integrazione. Così come le peripezie per accedere al credito. C’è stata molta confusione e c’è tuttora con il decreto agosto. Sulla cassa delle aziende abbiamo avuto un vero e proprio disastro”. Altro punto su cui Di Somma si sofferma è quello relativo alle gare di appalto: “Nonostante i tanti proclami, le aste son fatte con cifre che non coprono neanche il costo del lavoro. Ci vuole una legge che vieti l’appalto al massimo ribasso”.

Confcooperative affronta e risolve i problemi, e poi fa anche molta formazione. “Abbiamo un Ente di formazione accreditato. Con il coronavirus, abbiamo fatto formazione a distanza e in presenza in piena sicurezza. In ogni azienda, è stato fatto un corso su sicurezza con il covid per formare responsabili di protocolli. Ne sono usciti un centinaio”. C’è poi il Fondo interpersonale per la formazione: “Nell’ultimo decennio abbiamo ottenuto grandi risultati con gli operatori socio sanitari. Contiamo più di 2 mila soci formati e alcuni di questi hanno vinto concorsi pubblici. Stiamo gestendo 19 corsi su base regionale con la didattica a distanza”.

Si punta “sulla creazione di un management composto da giovani e da donne. I primi sono un po’ più timidi, a oggi il 30 per cento della classe dirigente è donna. Siamo di fronte a un importante passaggio generazionale”.

Anche l’associazione segue il Testo unico sulla sicurezza, che è ormai un documento storico. Per il covid, si è proceduto ai test sierologici: “Abbiamo codificato la procedura per i lavoratori delle nostre aziende: in caso di positività al primo test, venivano mandati in laboratorio per il prelievo del sangue. Quindi, tampone e isolamento, test per i colleghi, ufficio chiuso per la sanificazione. Un procedimento piuttosto oneroso”. I test sierologici vengono ripetuti ogni 15 giorni su base volontaria.

In Umbria, a oggi, il settore più rappresentato in Confcooperative è quello sociale: “Da fine anni ’70 la crescita è stata esponenziale”. Siamo a un terzo delle 297 aziende socie. Poi molto rappresentati sono il settore agricolo e pesca: “Che hanno fatto numerosi investimenti sull’innovazione”. Al passo con i tempi per non restare mai indietro. Proprio come Confcooperative Umbria.

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