Bonus bici: manca ancora il decreto attuativo

Il bonus bicicletta sta diventando un gran pasticcio. Manca infatti ancora il decreto attuativo e dunque non ci sono neanche i rimborsi. Il bonus si riferisce all’acquisto di bici, classiche ed elettriche, monopattini, segway e hoverboard. Sembrava che il decreto potesse venire pubblicato sulla Gazzetta ufficiale entro fine luglio, invece è tuttora bloccato tra ministero dell’Ambiente, Mit, Mise e Mef.

Fanno sapere dall’Ambiente che il ritardo è dovuto alle lungaggini nell’accordo con il Mit sul documento giustificativo delle spese per cui chiedere il rimborso, voce che non si è riusciti a inserire all’ordine del giorno dell’ultima Conferenza.

Di conseguenza, manca la piattaforma del ministero dell’Ambiente, di Sogei, indispensabile per rimborsi e voucher. Entro fine mese dovevano esserci le ultime prove tecniche e poi sarebbe stato lanciato in rete l’applicativo per il caricamento delle richieste di rimborso (per chi ha già acquistato la bici) o voucher (per chi sta per acquistarla).

Considerato che nella Conferenza Unificata dello scorso 27 luglio non si è fatto nulla, bisognerà a questo punto attendere il prossimo appuntamento del 6 agosto. Una volta avute le firme, il decreto potrà andare in Gazzetta, come conferma Sergio Costa, ministro dell’Ambiente: “E’ l’ultimo step, va alla Conferenza permanente Stato – Regioni perché è giusto che le Regioni possano pronunciarsi sul bonus e dopo finalmente decolla”.

Intervenuto al programma di La 7 Omnibus, Costa ha voluto ringraziare tutti i cittadini e ha confermato la disponibilità ai rimborsi per chi ha acquistato una bici dallo scorso 4 maggio: “Avevo previsto 120 milioni di euro come stanziamento e siamo arrivati a 210 perché il Parlamento ha intuito che c’era una voglia del cittadino italiano di voler acquistare, e quindi ha aumentato il plafond”. E ancora: “210 milioni per l’anno corrente mi sembra una cifra importante, tutti fondi che vengono dalle aste verdi, ricavati da chi inquina e quindi deve pagare perché gli inquinatori vengono ‘aggrediti’ dallo Stato e finiscono nei fondi che servono che servono per costruire una mobilità alternativa che invece è ecologica”.

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