Abruzzo, finanziamenti alle imprese: ora le banche erogano

Sono più di 20 mila le aziende dell’Abruzzo finanziate dagli istituti di credito secondo le misure stabilite dal Governo, tra cui spiccano i decreti Cura Italia e Liquidità. La maggior parte delle richieste evase riguardano importi ridotti, a conferma che la crisi ha colpito le imprese di dimensioni minori.

Secondo il Fondo di garanzia nazionale, dal 17 marzo scorso al 7 luglio le pratiche che hanno avuto il semaforo verde, nella regione, sono state 20.030 per 887 milioni, 493 mila e 332 euro (importo medio 44.090 euro, lontano dalla media nazionale di oltre 60 mila euro). Resta in vetta la provincia di Chieti (5.635 operazioni autorizzate), poi Teramo (5.196), Pescara (4.867) e L’Aquila (4.359).

La maggioranza dei finanziamenti è andato a chi ha richiesto meno di 30 mila euro (18.672 operazioni, il 93 per cento del totale), per un totale di 347 milioni e 618 mila euro. Sotto la media delle erogazioni massime la media di quelle effettive: poco più di 18 mila e 600 (19.927 la media nazionale). Resta sempre Chieti davanti a tutti per pratiche di finanziamento approvate (5.285), poi Teramo (4.782), Pescara (4.610) e L’Aquila (3.995).

Savino Saraceni, presidente di Cna Abruzzo, commenta: “Prendiamo atto con soddisfazione di questo scatto in avanti e del fatto che il sistema bancario, di cui pure all’inizio avevamo segnalato la lentezza, abbia ora invertito decisamente la rotta. Certo, non è noto il numero di imprese che ha fatto richiesta, ma i dati relativi ai finanziamenti approvati, ci segnalano quanto vasta sia l’esigenza da parte del sistema produttivo, e delle micro imprese in particolare, di poter contare su linee di credito certe per poter sopravvivere in questa delicatissima fase, in cui per molte aziende si deciderà la stessa possibilità di andare avanti. Ragione, questa, che ci spinge a chiedere anche al sistema pubblico di immettere nel più breve tempo possibile risorse finanziarie nell’economia: di tempo ce n’è davvero poco, occorre fare in fretta, perché a settembre con la fine del blocco dei licenziamenti, la ripresa del pagamento delle rate delle tasse sospese e delle rate dei mutui ci sarà un momento ancora più duro”.

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