Fabi Umbria: cittadini poco amichevoli, ma non sono i bancari i colpevoli

Banche al centro dell’attenzione subito dopo il lockdown per il ‘servizio essenziale’ che sono chiamate a svolgere. I dipendenti hanno sempre garantito l’apertura degli sportelli, pur essendo all’inizio anche privi della minime dotazioni di sicurezza, a meno che non fossero state acquistate autonomamente.

La Fabi di Perugia e di Terni interviene sulla vicenda: “Ci siamo fatti carico di sensibilizzare i cittadini per la tutela della loro salute a prendere gli appuntamenti per venire in banca e li abbiamo assistiti nell’utilizzo di bancomat e home banking”. La politica ha delegato quasi completamente agli istituti bancari le iniziative di sostegno all’economia: “Siamo diventati i principali responsabili della complessità e dei ritardi nell’erogazione delle varie forme di finanziamento”.

Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, più volte è intervenuto pubblicamente; ieri i segretari nazionali delle organizzazioni sindacali del credito hanno presentato un esposto a tutte le procure italiane, informando il ministro dell’Intero Lucia Lamorgese, per denunciare il clima di odio contro il settore, in particolare nei confronti di lavoratrici e lavoratori bancari.

“In Umbria, fortunatamente, non abbiamo assistito agli episodi di violenza fisica e verbale che si sono avuti in altre realtà italiane, ma percepiamo comunque un clima ‘non amichevole’ nei nostri confronti. Vorremmo far comprendere ai cittadini le difficoltà che stiamo affrontando quotidianamente per cercare di venire in loro aiuto. Come più volte ricordato dal nostro segretario generale Sileoni, il Decreto Liquidità è farraginoso e di non semplice traduzione pratica nella realtà bancaria; dalla sua uscita a oggi nei vari istituiti di credito si sono susseguite circolari normative modificate anche più volte al giorno”.

E ancora: “L’erogazione del credito, anche se assistita da garanzia del Fondo di Garanzia, del Medio Credito Centrale piuttosto che della Sace per gli importi di maggiore rilevanza, richiede un’assunzione di rischio da parte delle aziende bancarie con delle conseguenze che si riflettono anche sui propri bilanci, ragione principale per la quale la normativa in corso di continuo aggiornamento cerca di neutralizzare. Stretti in una morsa, tra i cittadini che hanno bisogno di un sostegno economico immediato, un messaggio che descrive gli aiuti alla stregua di un ‘gratta e vinci’, i banchieri preoccupati di tutelare i loro interessi, ci siamo noi bancari, gli ‘operai’ del credito, i soli che si espongono in prima persona”.

“Vorremmo essere i primi a poter erogare immediatamente gli aiuti necessari ma non ci è permesso! Stiamo lavorando nelle filiali e in smart working a ritmi serrati, in condizioni non sempre agevoli vista la situazione, e spesso ben oltre le ore contrattualmente stabilite per cercare di far fronte a tutte le innumerevoli richieste dei nostri clienti. Non siamo noi i colpevoli”.

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