Onaosi: ospitalità anche agli orfani figli di sanitari non contribuenti

Siamo a quota 143: sono gli operatori sanitari che hanno perso la vita a causa del coronavirus. Una vera e propria strage di camici bianchi, dovuta spesso alla mancanza di strutture di assistenza intensiva e di personale, con 10 mila medici in meno, ma anche all’insufficienza dei dispositivi di protezione individuale, dovuta anche in questo caso ai tagli al sistema sanitario nazionale degli ultimi 12 anni.

L’Onaosi, Opera Nazionale Assistenza Organi dei Sanitari Italiani, per stare al loro fianco, ha deciso di estendere i suoi servizi anche ai figli rimasti orfani di sanitari che non era contribuenti della fondazione. Il presidente Serafino Zucchelli: “A oggi, in base al nostro statuto, possiamo fornire assistenza solo ai figli dei sanitari contribuenti, obbligatori o volontari, che versano ogni mese una quota del loro stipendio”. E stiamo già parlando di 143 mila contribuenti per più di 300 mila persone che costituiscono la categoria. “Ma è in momenti di emergenze come quella attuale che una classe professionale deve mostrarsi unita: è da oltre un secolo, dalla terribile influenza spagnola del 1918, che dei medici sono morti per salvare le vite degli altri in strutture pubbliche. Con questa scelta vogliamo andare controcorrente e dare un segno di unità: la nostra fondazione è aperta a tutti”.

Gli orfani dei sanitari morti a causa del covid-19 potranno dunque ricevere ospitalità gratis al collegio Onaosi di Perugia per tutta la durata dell’emergenza; qui saranno seguiti dal personale della fondazione e da un tutor. Al momento, sono 3.500 i ragazzi assistiti nelle 12 strutture presenti sul territorio, a Bologna, Messina, Milano, Napoli, Padova, Pavia, Torino e, appunto, Perugia.

La decisione di aprirsi anche a chi non è contribuente è stata presa dal Consiglio d’amministrazione della fondazione ed è stata possibile grazie alla generosità del’Ammi (Associazione Mogli de Medici Italiani), che ha reso disponibile una somma notevole, dal fondo orfani ‘Styra Campos’.

“Noi socie dell’Ammi, impegnate per prime sul fronte sanitario accanto ai medici – commenta Michela D’Errico Alfieri, presidente di Ammi Italia – sappiamo perfettamente che ciascuno di noi vive la propria professione come una missione. E, facendolo, non pensa solo ai propri figli ma anche a quelli dei propri pazienti. È un messaggio di unità e di consapevolezza che dalle crisi si esce solo se si rinsaldano i legami comunitari. Per questo abbiamo voluto dare il nostro piccolo contributo per dimostrare di essere al fianco dei figli di chi ha dato la propria vita per arginare questo terribile virus”.

Oltre a questa nuova iniziativa, ce ne sono state altre nelle settimane scorse prese dall’Onaosi. Devoluti infatti 30 mila euro alla Regioni maggiormente colpite dal coronavirus per acquistare dispositivi per la protezione dei sanitari italiani in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Marche e Umbria. La Fondazione ha poi tenuto aperti i collegi e i centri formativi anche nel giorno di Pasqua per consentire l’ospitalità ai ragazzi.

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