Barbaresi (Cgil Marche) : “Questa emergenza ha portato a riscoprire il valore di alcuni lavori”

L’emergenza coronavirus sta avendo un impatto pesante sulle Marche,creando ripercussioni a livello occupazione. Ne abbiamo parlato con Daniela Barbaresi, segretaria regionale della Cgil. “Direi che siamo stati travolti dalla situazione sanitaria, con necessità di ricorrere a strumenti come la cassa integrazione (c’è stato un raddoppio delle ore richieste) e gli ammortizzatori sociali. Piove pesantemente sul bagnato perché i dati delle Marche non erano confortanti neanche prima della pandemia”. 

A soffrire particolarmente troviamo l’export: “Nei primi nove mesi del 2019, escludendo farmaceutica e nautica, segnava -2,5%. Chiaro che dopo questa grande mazzata, la preoccupazione c’è ed è tanta. In particolare le province di Pesaro – Urbino e di Ancona sono state colpite pesantemente. Oggi vediamo una piccola luce, a livello sanitario, perché le terapie intensive stanno avendo un minimo di respiro, ma siamo ancora in piena emergenza”.

Si prospetta all’orizzonte la fase 2, la riapertura delle attività. E il sindacato è molto chiaro in proposito: “Noi non possiamo decidere il quando, quello spetta al Governo, ma possiamo farci sentire per il come. Imprese e associazioni datoriali premono per aprire al più presto possibile, noi chiediamo che sia fatto in sicurezza per i lavoratori. Quindi, non solo seguendo i protocolli nazionali che riguardano i dispositivi di sicurezza individuale e il distanziamento, ma con misure organizzative che varieranno da impresa a impresa. Bisognerà per esempio allungare i turni, permettere l’ingresso scaglionato dei lavoratori, contingentare gli ingressi negli spogliatoi per cambiarsi. Dobbiamo capire che il 4 maggio non saremo usciti dall’emergenza e quindi dovremo adattarci a un nuovo modo di lavorare. Senza fughe in avanti o comportamenti illogici”.

Sicurezza sul posto di lavoro, ma non solo. Barbaresi conferma: “Chi riprenderà la sua attività si sposterà, dunque servirà attenzione particolare al sistema dei trasporti, così come nelle mense aziendali”. L’emergenza covid-19 ha fatto sviluppare – come necessità – la pratica dello smart working: “Anche questo è stato un profondo cambiamento, con i suoi pro e i suoi contro. Ma è stata un’opportunità, ha dato respiro a diversi lavoratori”. Che adesso magari si ritroveranno a dover tornare fisicamente sul luogo di lavoro, con un altro dilemma da affrontare: a chi lascio i bambini visto che le scuole sono chiuse? “Questo è un problema enorme che arriverà con la fase 2. Le famiglie non sanno come organizzarsi, la richiesta nostra è che le aziende siano maggiormente flessibili”. 

Fase 2 vicina, ma a oggi com’è la situazione dei vari settori. La segretaria generale della Cgil spiega: “Partiamo da agricoltura e agroalimentare, settore che non è stato toccato dall’emergenza. Siamo invece molto preoccupati per il calzaturiero e per l’industria del mobile. Avevano difficoltà anche prima non avendo ancora recuperato dalla crisi economica, ma ora la situazione è drammatica. Siamo in ansia in particolare per il calzaturiero: le imprese vogliono riaprire per non perdere un’ulteriore stagione”. 

I cantieri navali sono un altro punto scuro: “Fincantieri ha riaperto senza l’accordo con i sindacati. Oggettivamente, lì non ci possono essere le condizioni di sicurezza. Sarebbe meglio arrivare alle riaperture con il benestare di tutte le parti”. Non vanno bene neanche gli elettrodomestici, ma il sindacato si sta misurando ora con il grattacapo dei cantieri stradali: “Sono stati bloccati quelli per la ricostruzione post-terremoto. Chi vive in piccole casette vede allontanarsi la possibilità di tornare alle abitazioni originarie. Fondamentale per queste popolazioni riprendere i cantieri in totale sicurezza. Come sindacato, da tempo chiediamo che si effettuino interventi su deficit stradali e infrastrutturali (strade e ferrovie), ma anche di rete digitale. Gli investimenti sulla banda ultra larga sono stati bloccati dal coronavirus. Bisogna poi distinguere tra la costa e l’entroterra, dove la situazione delle strade e delle infrastrutture è molto peggiore”.

L’ultimo settore di cui parliamo, il turismo, è quello con l’acqua alla gola: “E’ pregiudicata la stagione, con ripercussioni sull’occupazione. Non ci sono certezze che tutto sia finito a maggio, magari tra un po’ si potranno fare almeno le passeggiate al mare, ma per gli stabilimenti la situazione è diversa. Noi temiamo per la costa, ma anche per l’interno, per i Sibillini, altra meta turistica”. 

Ma torniamo ai cantieri, ovvero appalti, ossia possibili infiltrazioni della criminalità: “Qui bisogna fare un distinguo. È giusto chiedere maggiore rapidità alla Pubblica amministrazione nei pagamenti, soprattutto per quelle piccole imprese che hanno tanta necessità di liquidità in questo periodo in cui le attività produttive sono ferme. Ma noi siamo contrari a chi vuole togliere lacci e lacciuoli, tipo andare oltre il Codice degli appalti. Dietro al Codice ci sono qualità e legalità. Quando ci sono in gioco grosse opere e grandi spostamenti di denaro, c’è sempre qualcuno che cerca di infiltrarsi in modo fraudolento. Sappiamo da tempo che la mafia non è soltanto al Sud, siamo vigili. Già durante la ricostruzione post-sisma abbiamo denunciato lavoro nero, lavoro irregolare e imprese di provenienza dubbia”. 

Barbaresi ha un paio di messaggi positivi da lanciare in questo periodo di sofferenza: “Penso che vada sottolineato il senso di responsabilità delle persone che hanno accettato le limitazioni alle libertà individuali pur di giungere a un obiettivo. Spezzo poi una lancia per chi è in prima linea: la sanità prima di tutto, il personale delle pulizie e della sanificazione, le lavoratrici del commercio. Abbiamo di recente firmato un documento per premiare specificamente chi sta facendo un lavoro straordinario”. Seppure nella tempesta, con grande senso di sacrificio. 

Ecco il messaggio giusto: “Questa emergenza ha portato a riscoprire il valore di alcuni lavori, come chi fa le pulizie e le commesse, che sembravano dimenticati. Abbiamo riscoperto il lavoro comune, quotidiano, compreso quello dell’operaio. Con le imprese manifatturiere chiuse, loro si stanno dimostrando fondamentali per tenere in piedi il tessuto produttivo. Abbiamo riscoperto l’importanza della sanità pubblica, assolutamente da rilanciare. Bisognerebbe tornare a un vero Servizio sanitario nazionale e non a quello frammentato in 20 regioni”. L’unica pecca, probabilmente, è da ricercare nelle Rsa e nelle case di riposo: “Sono stati commessi errori gravi ed evitabili. Anche qui nelle Marche sono nell’occhio del ciclone con tre procure che stanno indagando: Pesaro-Urbino, Macerata e Ancona”. 

Finita l’emergenza, Barbaresi sarà ancora in prima linea – come sempre – per non far scordare ciò che l’Italia ha proposto di positivo in questo periodo: “Sì, penso sia doveroso che nessuno dimentichi”.

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