Uova e colomba artigianali: Pasqua di crisi nelle Marche

Pasqua di crisi per uova e colombe artigianali. I marchigiani, complice il lockdown da covid-19, hanno optato per i prodotti industriali. Rispetto allo scorso anno, le produzioni artigianali sono diminuite di oltre il 50 per cento. A rilevarlo una indagine condotta congiuntamente da Cna Agroalimentare e Cna Commercio tra i propri iscritti.

Lo scorso anno, per l’acquisto di colombe pasquali, i marchigiani hanno speso oltre 600 mila euro di cui 200 mila per prodotti artigianali. Per le uova pasquali si erano spesi più di 900 mila euro di cui 300 mila dagli artigiani cioccolatieri.

“Sulla tavola dei marchigiani, “affermano Cna Agroalimentare e Cna Commercio “resiste la tradizione e in sei case su dieci anche quest’anno non mancheranno colombe e uova di cioccolato, anche se le vendite sono in calo rispetto alla Pasqua dell’anno scorso. Ma saranno soprattutto prodotti industriali, venduti tramite la grande distribuzione. In aumento anche i dolci fatti in casa, grazie anche ai tanti siti gastronomici che, in questi giorni, propongono ricette on line e al maggior tempo che hanno le persone chiuse in casa di dedicarsi alla cucina. Invece le produzioni artigianali sono crollate, a causa delle restrizioni imposte a pasticcerie, cioccolaterie e gelaterie, costrette alla chiusura per l’emergenza coronavirus e con uno spazio di tempo a disposizione molto ristretto per poter organizzare, con sistematicità, la consegna a domicilio”.

Complessivamente, tra produzioni industriali e artigianali, Cna Agroalimentare e Cna Commercio, stimano un calo delle vendite delle colombe del 20 per cento e delle uova pasquali del 30 per cento, a causa dell’esplosione del fai da te e delle difficoltà nel fare la spesa, tra orari ridotti, file allungate e controlli di ordine pubblico.

“Nel caso delle uova pasquali” precisano Cna Agroalimentare e Cna Commercio “la produzione artigianale si è praticamente azzerata. Un colpo fortissimo, che rischia di essere letale per molti piccoli produttori marchigiani, che in occasione delle festività pasquali, realizzavano tra un quarto e un terzo del loro fatturato”.

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