Pasticcerie chiuse, Confartigianato Marche: “Grave perdita per la regione”

Pasticcerie chiuse, un’enorme perdita per le Marche nel periodo pasquale. A lanciare l’allarme è Confartigianato Marche: “Niente uova, colombe pasquali e specialità di pasticceria artigianale sulle tavole pasquali. Ne vieta la vendita un’interpretazione governativa del Dpcm dell’11 marzo 2020 in materia di contenimento dell’emergenza covid-19 in base alla quale imprese artigiane di pasticceria, obbligate alla chiusura, non possono vendere i loro prodotti nemmeno attraverso le modalità di asporto, consentite invece per altre attività”.

Una perdita enorme, dicevamo. Secondo l’ufficio studi di Confartigianato Marche, sono 675 le imprese di pasticceria e gelateria a essere interessante, per 2.808 impiegati. La perdita di fatturato, per il mese di aprile, è stimata in ben 19 milioni di euro. A cui bisogna aggiungere altri 4 milioni per il deperimento di una parte delle materie prime, acquistate prima del provvedimento di chiusura. In tutto, dunque, 23 milioni di euro di perdita secca.

La Confederazione ha scritto a Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico, chiedendo che si faccia chiarezza ed elimini le disparità tra le diverse attività Ateco con produzioni però simili. Enzo Mengoni, vice presidente vicario di Confartigianato Imprese Macerata – Ascoli Piceno – Fano, dice: “E’ un’assurda discriminazione rispetto ai negozi e alla grande distribuzione a cui è permesso, invece, vendere prodotti dolciari. Oltre alle pasticcerie, poi, potrebbero partecipare alle attività di asporto rosticcerie, pizzerie al taglio, gelaterie e gastronomie che, invece, sono state assimilate a bar e ristoranti. Chiediamo poi di specificare meglio il concetto di ‘beni di prima necessità’ che nel comparto alimentare è vario e opinabile. Alcune attività della nostra provincia hanno preferito chiudere non sapendo se potevano vendere o meno alcuni prodotti alimentari”.

Exit mobile version