Avv. Luigi Parenti di Roma: «Internet e sicurezza: in tempi di smart working e di permanenza sul web sono sempre più diffuse le frodi informatiche ai danni di privati e aziende. Rivolgersi a uno studio legale è il primo passo per tutelarsi da brutte sorprese»

In tempo di emergenza e di forzata permanenza a casa il ricorso a internet, ai social, ai contatti via mail o ai servizi di messaggistica, per lavoro o per svago, è praticamente quotidiano. È proprio in questi frangenti che si è più esposti agli attacchi degli hacker e alle truffe informatiche. I cybercrimini, infatti, sono in costante aumento, come ci spiega l’avvocato Luigi Parenti, titolare dell’omonimo e storico studio a Roma, operante in ambito legale in tutte le branche del diritto, che ci illustra come tutelarsi e agire legalmente per non cadere in trappola.

«Con l’evolversi dei metodi tecnologici degli hacker – esordisce – anche la legge si è adeguata: la Legge 547 del 93 contempla cinque principali categorie di reati informatici con una  casistica molto ampia, in uno scenario in cui le truffe sono in continua crescita. Va fatta una distinzione tra la frode ai consumatori e quella alle aziende: i consumatori sono sempre più spesso esposti al cosiddetto phishing: ricevono, cioè, mail inviate da hacker in cui vengono invitati a fornire le proprie credenziali o i codici di accesso per enti tipo banche, poste, società creditizie. E i malcapitati che cadono in inganno vedono i propri dati utilizzati in maniera fraudolenta. Diverso è il caso delle imprese: gli hacker si inseriscono nei sistemi informatici dell’azienda per carpirne i segreti, per venire a conoscenza di tecnologie o di nuovi brevetti».

 

Se nel caso di truffa a una società spesso il “mandante” è un’azienda concorrente, nel caso del consumatore esistono delle cautele da adottare: «È vero che quando si tratta di truffa ai danni del privato spesso non viene trovato il colpevole perché l’e-mail, contenente spam o phishing, arriva da persone o società che operano all’estero e quindi non facilmente rintracciabili, ma qualcosa si può fare. Io consiglio pochi ma efficaci suggerimenti: dotarsi di un sistema antivirus, aggiornare spesso il sistema operativo, fare attenzione all’account di chi scrive, attivare sistemi antispam e soprattutto verificare almeno 2 o 3 volte a settimana i propri conti online».

 

Se, nonostante questi accorgimenti, la truffa va in porto non bisogna perdersi d’animo: «La tempestività è determinante: nel momento in cui si scopre il raggiro bisogna segnalarlo subito all’ente in questione e ovviamente rivolgersi a un legale che abbia esperienza di truffe informatiche. Infatti, un esperto in questo settore ha le competenze tecnologiche necessarie e conosce le precise procedure per indirizzare le forze dell’ordine. L’avvocato, oltre a sapere dove e cosa cercare in un pc, conosce gli elementi da inserire nella denuncia, è più tempestivo e più tecnico e non ha i costi, a volte proibitivi, di una perizia informatica eseguita da tecnici. Il professionista funge da trait-d’union tra il truffato e la Polizia postale e dal momento della denuncia segue il procedimento penale e i suoi sviluppi, anche sollecitando il pubblico ministero per le indagini».

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