I 76 complessi detentivi italiani vivono uno stato di incuria senza precedenti, con i numeri relativi al sovraffollamento che segnano un altro anno nero per gli istituti di detenzione italiani. “Il sovraffollamento — scrive l’associazione Antigone nel report 2023 — continua ad essere una delle principali problematiche del sistema penitenziario italiano, con un tasso che viaggia attorno al 121%, con 10.000 persone detenute in più rispetto ai posti effettivamente disponibili, e un numero di presenze in costante crescita”. Una situazione delicata e oramai ingestibile, che può trovare soluzione solo attraverso il processo legislativo. “È fondamentale un intervento del Parlamento finalizzato ad incrementare l’accesso a misure alternative alla detenzione. Il carcere dev’essere considerato quale extrema ratio per i reati più gravi previsti dal codice penale”, ragiona Andrea Silvestre, avvocato di Taranto titolare di uno studio specializzato in diritto penale e procedura penale.
“La mia professione è strettamente legata alla materia carceraria, ritengo che la civiltà di un Paese passi dalla condizione delle carceri presenti sul territorio”, afferma l’avvocato. Da qui, spiega Silvestre, la necessità di una riforma dell’ordinamento penitenziario, che proceda nella direzione di una maggiore concessione delle misure alternative e l’applicazione della detenzione in carcere per i casi gravissimi o per i soggetti non meritevoli. Soprattutto, come ricordato dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, alla luce dell’impossibilità di costruzione di nuove carceri. Il Cpt, l’organo antitortura del Consiglio d’Europa, ha pubblicato lo scorso anno un rapporto nel quale si evidenziavano situazioni di intimidazione tra i detenuti, pestaggi con calci e pugni. Tra violenze e sovraffollamento, una drammatica condizione per i carcerati e una cattiva gestione delle strutture esistenti. “La Riforma Cartabia è strettamente correlata con la problematica delle condizioni carcerarie, puntando su tempistiche per la giustizia più veloci e tentativi di snellimento dei processi”, aggiunge l’avvocato. “Tuttavia, tale riforma è da inquadrare anche nell’ambito della carenza del personale di polizia penitenziaria nonché di cancelleria per ciò che concerne l’attività all’interno dei palazzi di Giustizia”. Problematiche sensibili che gli avvocati come Andrea Silvestre vivono nella quotidianità.
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