Sanità nelle Marche: tante le criticità

Sono stati resi noti i report dell’indagine effettuata dalla Scuola Universitaria Superiore S.Anna di Pisa relativi alle performance dei sistemi sanitari di dieci regioni, valutando 300 indicatori relativi al 2018. Tra le regioni interessante ci sono anche le Marche.

Dal Rapporto emerge un leggero miglioramento negli ultimi anni. I punti di forza del sistema sanitario marchigiano sono l’efficacia assistenziale delle patologie croniche, la degenza media dopo gli interventi chirurgici, il governo della domanda, l’equilibrio patrimoniale e finanziario. Nell’area dell’oncologia gli screening, i tempi di attesa per la chirurgia e i trattamenti specifici. Vanno analizzati in particolare i punti di debolezza, però, nel tentativo di superarli al più presto. La predisposizione del Piano Socio Sanitario è l’occasione per programmare interventi e azioni coerenti con questo obiettivo.

Sotto accusa ci sono i Pronto soccorso, a causa dei tempi di attesa che confermano la difficoltà sulla tempestiva gestione dei casi meno urgenti, le cui prestazioni sono giudicate insufficienti. Le Marche hanno la più bassa percentuale di accessi al pronto soccorso con codice verde visitati in un’ora. La media del network è del 67,9%, la regione è al 52,4%. Una percentuale superiore all’anno precedente. A fare peggio di tutti sono Senigallia, l’Umberto I – Lancisi e Pesaro. Ultimo posto pure per la percentuale di accessi al pronto soccorso inviati al ricovero con tempo di permanenza entro otto ore (72,8% contro l’88,3% di media).

Difficile anche la percentuale di abbandoni del Pronto soccorso, ossia i pazienti che se ne vanno spontaneamente dopo l’accettazione, prima di essere visitati da un medico o dopo la visita, prima della chiusura della cartella clinica. Siamo al 6,7% contro una media del 4,6%. Civitanova M., Osimo e San Benedetto del Tronto sono nelle ultime posizioni.

Il 2018 ha visto un basso tasso di ospedalizzazione nelle Marche, mentre è alta la percentuale di ricoveri oltre soglia per i pazienti anziani (ricovero con durata superiore al tempo massimo previsto per la gestione di uno specifico quadro clinico). Insoddisfacente l’assistenza domiciliare, che invece potrebbe migliorare la situazione nel momento del post-ricovero. Gli anziani in cura domiciliare: performance tra le più basse del network, 2,9%, contro una media del 5,2%. Ci sono però un’elevata intensità assistenziale e un’ottima tempestività.

Preoccupante risulta essere la copertura vaccinale, con i valori più bassi delle regioni esaminate (in particolare il vaccino contro l’influenza per gli anziani e il vaccino antimeningococco). Sulla prevenzione collettiva, la situazione della sicurezza sul lavoro è un nodo critico, con valori che sono tra i peggiori delle regioni esaminate. Critico il numero delle aziende e dei cantieri ispezionati rispetto al numero totale di aziende con dipendenti.

Passiamo ai percorsi oncologici. I tempi di attesa per il ricovero per le operazioni chirurgiche sono complessivamente buoni; fanno eccezione gli interventi per tumore al retto, al polmone e alla mammella. Migliore la gestione del percorso materno-infantile, ma ci sono aspetti critici: nel 2018, come nel 2017, c’è un frequente ricorso al cesareo. Contenuti i tassi di ospedalizzazione per le patologie croniche. La durata delle degenze, per ricoveri chirurgici e per casistica di tipi medico, è su valori medi. In linea con le altre regioni, invece, il livello di organizzazione dei processi ospedalieri.

Daniela Barbaresi, Sauro Rossi e Graziano Ferretti, segretari generali di Cisl, Cgil e Uil Marche, dicono: “I dati si incentrano sui punti deboli, in particolare sull’insufficienza della strutturazione dei servizi territoriali e di integrazione socio-sanitaria”. E ancora: “La trasformazione dei piccoli ospedali in strutture territoriali va compensata con ulteriori importanti investimenti sulla rete dell’emergenza sanitaria, a partire da un potenziamento delle Potes e della dotazione di mezzi di aoccorso Avanzato”.

Infine: “La riorganizzazione del sistema di cure primarie e intermedie va sostanziata dalla strutturazione effettiva degli Ospedali di Comunità e accompagnata da un concreto sviluppo delle Case della Salute, da localizzare sul territorio regionale, privilegiando le aree oggi più svantaggiate. Urgente poi intervenire soprattutto sul versante dei Servizi per la prevenzione e sicurezza nei
luoghi di lavoro che rischiano di essere sempre più marginali nel sistema sanitario regionale”.

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