Rapporto sulla povertà 2018: Umbria, 14,3% le famiglie sotto la soglia

povertà educativa

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È stato pubblicato il nuovo rapporto sulla povertà in Umbria. Nel 2018, la quota di famiglie in povertà è pari al 14,3 per cento, purtroppo in crescita rispetto a dodici mesi prima quando si fermava al 12,6 per cento. Sono oltre 50 mila, dunque, le famiglie interessate dal fenomeno. A redarre il rapporto è stata la Caritas regionale.

La media nazionale delle famiglie che vivono sotto la soglia di povertà è pari all’11,8 per cento, il che vuole dire che l’Umbria è al di sopra. I Centri di ascolto delle Caritas diocesane, sempre nel 2018, hanno aiutato 4.599 persone, tra cui 2.141 maschi e 2.456 femmine. Di questi, 2.101 erano disoccupati, 563 con un’occupazione, 270 casalinghe, 250 pensionati, 283 senza fissa dimora, 2.630 con prole, 45 con figli disabili. Dall’Italia sono arrivati alla Caritas in 1.540, dall’Africa in 1.368, dall’Europa in 890, dall’America in 329 e dall’Asia in 112.

Andando a leggere la quota di beneficiari diocesi per diocesi, questo è il resoconto: Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino: 711, Città di Castello: 262, Foligno: 360, Gubbio: 398, Orvieto-Todi: 421, Perugia-Città della Pieve: 1488, Spoleto-Norcia: 219, Terni-Narni-Amelia: 740.

Si legge ancora nel Rapporto: “Tra i molteplici interventi realizzati da Caritas, si segnala l’espansione delle attività di ascolto e dei servizi di alloggio, attraverso varie strutture di accoglienza. Si espande fortemente anche la consulenza professionale (soprattutto di tipo medico, e anche legale). Quanto all’offerta di beni e servizi materiali, essa si concreta in misura crescente attraverso l’attività degli Empori solidali, accresciuti di numero, con un forte aumento del numero di assistiti, dei volontari impiegati (alcune centinaia), e del valore economico dell’impatto sociale stimato (centinaia di migliaia di euro)”.

Monsignor Renato Boccardo, delegato della Conferenza episcopale umbra per il Servizio alla Carità, così ha commentato: “Non vorrei che il virus mortifero del ‘prima noi e poi gli altri’, del ‘prima gli italiani’, abbia intaccato anche le comunità cristiane che, dimenticando la dimensione costitutiva delle carità in tutte le sue manifestazioni, diventano sterili e insignificanti”. E ancora: “Come discepoli di Gesù, non possiamo trascurare la sua esortazione: ‘Quello che avete fatto al più piccolo dei fratelli, lo avete fatto a me’. È una sfida che ci attende, non piangerci addosso: non possiamo chiudere il nostro cuore alle ferite dell’uomo”.

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