Ripresa economica, Cna Umbria ci crede

“Invertire la tendenza è possibile” nonostante l’Umbria “esca dalla crisi a pezzi”. E’ ottimista malgrado tutto Renato Cesca, numero uno di Cna Umbria: la ripresa è possibile. L’Associazione degli artigiani e delle piccole e medie imprese, in collaborazione con il centro studio Sintesi, ha messo a punto una ricerca sul quadro macroeconomico, la dotazione infrastrutturale, il credito, il mercato del lavoro, la pubblica amministrazione e il sistema di imprese umbre. Parte proprio da questo studio il pensiero di Cesca.

“Emerge con chiarezza che, in questi anni, il tessuto economico dell’Umbria si è andato trasformando e che l’export ha rappresentato l’asso nella manica per la crescita del settore manifatturiero che, anche durante la crisi, ha continuato a investire. Il dato drammatico è rappresentato dal dimezzamento degli investimenti pubblici e dagli 8 punti Pil bruciati negli anni della crisi. Ma siamo convinti che, con le scelte giuste, si possa ancora recuperare il terreno perduto, innescando un percorso virtuoso che valorizzi e rafforzi ciò che di buono abbiamo costruito negli anni e risolva i fattori che fanno da ostacolo allo sviluppo”.

Manifatturiero, ma non solo. Potrà trainare la ripresa il turismo, settore che si è dimostrato anticiclico, continuando a crescere seppure in misura inferiore al resto d’Italia. Cna Umbria ha chiamato a commentare i dati della ricerca pure due docenti universitari, Sergio Sacchi e Francesco Musotti. Il primo ha detto: “La sfida riguarda tutti a 360° e coinvolge pure amministrazioni, scuole e famiglie. Le imprese, prima che di bandi e mance, hanno bisogno di certezze affinché i programmi iniziati si completino in tempi brevi”.

Cesca ha poi ripreso la parola: “I fondi strutturali europei 2020-207 saranno superiori rispetto alla precedente tornata, ma comunque insufficienti per agganciare la ripresa in atto nelle aree più sviluppate del Paese. Non riusciremo a fare alcuno scatto se non libereremo risorse dalla spesa corrente per destinarle al sostegno allo sviluppo e alla realizzazione di nuovi investimenti pubblici. Le imprese crescono meglio se inserite in un territorio che è, esso stesso, competitivo. Bisogna dunque lavorare per potenziare le infrastrutture viarie e sottoporle a manutenzione periodica, oggi assente; bisogna semplificare i procedimenti burocratici e quelli per gli appalti, azzerando una volta per tutte le gare al massimo ribasso; bisogna riorganizzare i servizi pubblici, partendo dall’efficientamento del trasporto pubblico, ma anche dallo smaltimento dei rifiuti, iniziando a costruire anche in Umbria bio-digestori e termovalorizzatori come in altre regioni italiane e Paesi europei, utilizzando gli scarti non riciclabili per produrre energia per il territorio, investendo nell’economica circolare”.

E poi ancora: “L’innovazione delle imprese parte dalla formazione degli imprenditori e dei lavoratori, ma per far crescere la produttività, dobbiamo sostenere l’innovazione tecnologica, la ricerca e l’internazionalizzazione delle imprese, sia delle piccole che delle medie e grandi, pensando linee di intervento specifiche a seconda delle loro dimensioni. In questi anni, infatti, abbiamo verificato che non esistono settori che vanno bene e altri che vanno male, ma imprese che funzionano e altre no, a prescindere dal settore e dalle dimensioni”.

Il discrimine tra le une e le altre “sono sempre le competenze manageriali e professionali e la possibilità di accedere a linee di credito adeguate. Infine, in un territorio vocato prevalentemente a realizzare attività manifatturiere tradizionali, dobbiamo sostenere prevalentemente le start up che investono nell’innovazione del made in italy e nell’economia circolare. Tutto questo deve essere affiancato dalla possibilità di accedere agevolmente al credito, ricostruendo una filiera regionale della garanzia, perché la stretta sui prestiti alle piccole imprese continua”.

Cna propone anche alcuni progetti di sistema: “Pensiamo innanzitutto a un progetto che porti le nostre imprese della subfornitura a qualificare maggiormente i loro prodotti anche attraverso una maggiore integrazione con le imprese digitali. Accanto a questo crediamo che si debba favorire la strutturazione delle filiere esistenti affinché acquisiscano maggiore competitività internazionale, anche attraverso la promozione di iniziative comuni, realizzate da reti tra imprese, funzionali alla realizzazione di produzioni impossibili da portare avanti come individualmente. E per sviluppare il turismo bisogna pensare a un piano di marketing che metta in rete regione e comuni e attui politiche di incoming turistico che puntino ad aumentare arrivi e permanenze costruendo anche infrastrutture dedicate”.

Chiude Cesca: “Come Cna condividiamo i suggerimenti che ci sono stati dati dall’Università e in questo caso dai professori Sacchi e Musotti, e la sfida della crescita dimensionale delle imprese che ci è stata lanciata da alcuni anni, ma per l’esperienza maturata sul campo di battaglia sappiamo che in economia le imprese non crescono per decreto e che il processo di crescita è lungo e interminabile. Sicuramente è più facile realizzarlo in un sistema che dà garanzie a chi investe ed infonde fiducia nei cittadini a partire dai giovani”.

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