Avv. Andrea Silvestre: «L’avvocato penalista non deve mai andare al di là di ciò che emerge da un’attenta analisi degli atti processuali»

avv. andrea silvestre

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Una passione, la sua, nata sui banchi universitari e poi diventata la branca della giurisprudenza che ha scelto per esercitare la professione di legale. L’avvocato Andrea Silvestre del Foro di Taranto dai tempi dell’università di strada ne ha fatta tanta. Basti pensare che non solo si è specializzato in diritto penale e procedura penale, ma negli anni ha ricoperto i più prestigiosi incarichi presso la Camera penale di Taranto ed ha collaborato con la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Bari in qualità di relatore in alcuni autorevoli seminari.

Nel suo studio di Taranto, l’avvocato Silvestre si occupa di casi importanti diventati di dominio pubblico attraverso stampa e televisione. Infatti, è da anni impegnato in processi di criminalità organizzata, violazione del T.U. sugli stupefacenti, delitti contro la pubblica amministrazione, responsabilità medica ed ogni altra attività connessa a violazioni del codice penale e leggi speciali.

«Questi procedimenti sono oltremodo complessi perché coinvolgono persone accusate di delitti di mafia, di traffico internazionale di stupefacenti, oppure di reati contro la pubblica amministrazione. Un ruolo come il mio prevede un rapporto molto delicato con il cliente: si tratta sempre di casi particolari, soprattutto quando il mio assistito si dichiara innocente e considera la detenzione un’ingiustizia. L’esperienza e la conoscenza del diritto aiutano in questi difficoltosi procedimenti: la lettura degli atti e la trasparente valutazione giuridica degli stessi assicurano un comportamento deontologico senza coinvolgimenti personali».

Nel difendere persone accusate di crimini efferati deontologia e obiettività s’intrecciano.

«Ribadisco che bisogna sempre attenersi agli atti: concentrandosi su di essi si può superare qualsiasi problema di natura etica, anche perché esistono due tipi di verità: la verità processuale, quella cioè che emerge da una lettura approfondita dei documenti, e la verità reale che non sempre coincide con la precedente. Dal momento in cui si sceglie di esercitare una professione come la mia, tra l’altro garantita dalla Costituzione Italiana, è necessario rimanere fermi nelle proprie posizioni, non andando mai al di là e soprattutto non forzando mai qualcosa di diverso dalla verità che emerge dagli atti».

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