Natili (Fisascat Cisl): “Umbria, con la grande distribuzione si uccidono i negozi”

“Più che tra Umbria del cratere sismico e Umbria non toccata dal terremoto, io dividerei la regione tra attività commerciali piccole e grande distribuzione, costituita da supermercati e centri commerciali”. Inizia così la chiacchierata con Valerio Natili, segretario regionale della Fisascat Cisl, ossia la Federazione nazionale sindacati addetti ai servizi commerciali, affini e del turismo dell’Umbria.

La situazione, dice Natili, oggi è questa: “Molte attività al dettaglio nei centri storici hanno chiuso i battenti. L’Umbria, nel contempo, è la seconda regione in Italia per rapporto metri quadrati/popolazione residente per grande distribuzione. E a Perugia sono previste nuove aperture: due, per la precisione. Oltre a Ikea, il cui progetto è stato già approvato. E i nuovi insediamenti arriveranno nonostante l’economia dei consumi non sia florida. Non c’è crescita in questo momento”. L’unico settore in salute è il terziario: “Genera occupazione e garantisce investimenti. Parliamo di più di 5 mila assunzioni tra commercio, servizi e terziario avanzato”. L’altro dato positivo è l’aumento dei contratti: “Ma parliamo di tempi determinati”.

Dal commercio al turismo: “L’Umbria, come il resto d’Italia, sta andando bene. Il turista di oggi si sposta di meno, preferisce una meta vicina a casa. Come sindacato, lamentiamo che la regione non abbia un progetto occupazionale per il futuro, non c’è pianificazione industriale nel mondo del turismo”. Da Perugia uno sguardo anche a Terni: “La situazione economica è peggiore che nel Perugino. A livello commerciale siamo alla stagnazione. Sul turismo, si muove qualcosa in più perché ci sono territori vocati come il Narnese e come Amelia”.

Parlando di turismo, non si può ignorare il fenomeno degli agriturismi, in rapida crescita, scelti sempre più spesso dal visitatore: “Chi viene in Umbria è molto attratto da questo tipo di vacanza, soprattutto chi arriva dal Nord Europa. Cercano l’oasi nel verde e da noi la trovano. Non è un turismo di massa, ma di élite, che ha esigenze particolari. Ecco perché bisogna costruire qualcosa di allettante intorno ai bisogni del turista”.

Anche l’Umbria è toccata dallo stop ai lavori sulla Perugia – Ancona. Natili confessa: “Viene a mancare il collegamento della nostra regione con il porto di Ancona e con le Marche, che hanno molte affinità con l’Umbria. Questa sarebbe un’arteria stradale che darebbe respiro a tutta l’area. Purtroppo, viviamo in una regione che ha diversi problemi nei collegamenti, come nel caso dell’aeroporto di Assisi; il gestore continua a perdere rotte e tratte. C’è poi la questione del Frecciarossa che ferma a Perugia. Chiaramente, se si riuscisse a integrare meglio il trasporto pubblico, si attirerebbero altri flussi turistici nella nostra regione. Come sindacato, abbiamo più volte ribadito come andrebbe sviluppato meglio il turismo religioso. Abbiamo San Francesco e San Benedetto, rispettivamente patroni d’Italia e d’Europa, due brand pure mediatici. Senza dimenticare la via Francigena, il cammino francescano, i mistici umbri come Jacopone da Todi. In un periodo cupo di sviluppo dell’uomo, questo potrebbe essere un volano fondamentale secondo noi”.

Anche perché, “venire in Umbria significherebbe poi scoprire tutte le altre peculiarità: olio, vino, città d’arte”. Insomma, il turista che dovesse arrivare, s’innamorerebbe dell’Umbria. “Purtroppo, però, ogni paese pensa a sé e al suo pezzo di territorio, così all’estero dell’Umbria conoscono soltanto Assisi e Orvieto. La permanenza media del visitatore è di 2 – 4 giorni, se riuscissimo a farlo restare almeno una settimana avrebbe la possibilità di scoprire buona parte del territorio”.

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