Congresso Cgil Perugia: lavoro e precarietà al centro dei lavori

La Cgil ha da tempo un progetto di rilancio per la provincia di Perugia e per l’Umbria. Un progetto che si basa sua una serie di azioni chiave da inserire in un Piano del Lavoro che preveda investimenti pubblici e privati, riordino della macchina pubblica, rafforzamento e riforma del sistema di welfare. Temi che sono al centro del dibattito che si è aperto oggi, lunedì 29 ottobre, al teatro Lyrick di Assisi dove, fino a domani, si svolge il V congresso della Camera del Lavoro territoriale di Perugia.

La Cgil – che in provincia conta 80.000 iscritti, ed è arrivata a questo appuntamento dopo un percorso di circa 800 assemblee nei luoghi di lavoro e nelle Leghe pensionati – riunisce dunque il suo gruppo dirigente (261 delegate e delegati) per discutere del futuro, non solo del sindacato, ma di tutto il territorio.

Un territorio che arriva da un decennio di grande sofferenza, come ha sottolineato nella sua relazione il segretario generale della Camera del Lavoro, Filippo Ciavaglia: “L’Umbria è la regione del Centro Nord che ha avvertito maggiormente gli effetti di questa recessione, che ha interessato molto la provincia di Perugia – ha detto Ciavaglia – nel 2017, infatti, il numero di persone impegnate in un’attività lavorativa è ancora molto lontano dal livello pre-crisi, con una differenza in negativo di 12.406 unità (-3,4%)”. Drammatica, poi, all’interno del quadro regionale è la condizione dei giovani umbri. “Tra i nostri ragazzi (25-34 anni) – ha aggiunto Ciavaglia – il tasso di disoccupazione è pari al 15,3%, e il tasso di inattività (giovani residenti che non lavorano) è del 20,2%. Quindi il 35,5% dei giovani umbri è fuori da qualsiasi processo produttivo, nonostante siano tra i primi per qualità della formazione”.

Ma, alla mancanza di lavoro, si somma anche la sua precarizzazione. Secondo una recentissima ricerca della Fondazione Di Vittorio – citata nella relazione da Ciavaglia – il disagio legato alla precarizzazione del lavoro in Umbria, ovvero il disagio di chi svolge un lavoro temporaneo e a tempo parziale in modo del tutto involontario, passa dal 16% del 2007 al 22,5% del 2017. Se questo è il quadro, la Cgil ritiene che due debbano essere gli elementi cardine sui quali innestare una politica di ripartenza: la partecipazione dei lavoratori e la contrattazione inclusiva. “Se vogliamo davvero realizzare l’Industria 4.0, nell’era della quarta rivoluzione industriale – ha detto ancora Ciavaglia – dobbiamo spingere verso un vero coinvolgimento dei lavoratori, come portatori di intelligenza, conoscenza e capacità strategica, per garantire processi d’innovazione dati da sistemi organizzativi meno gerarchici e che permettano una vera interazione fra le persone”.

E sul territorio? Quali sono le priorità secondo il sindacato?

“La risposta l’abbiamo data da tempo con il nostro Piano del Lavoro – ha ribadito Ciavaglia nella relazione – un progetto che prevede molte azioni collegate tra loro, dall’intervento infrastrutturale ad un vero coordinamento della filiere turismo-ambiente-cultura; dal ripensamento del sistema dei servizi intorno alle persone, alla semplificazione istituzionale; da una vera filiera nel ciclo dei rifiuti alla prevenzione su ambiente, sicurezza nel lavoro e sicurezza dei cittadini; dalla valorizzazione delle aree interne allo sviluppo industriale in sistemi sostenibili e innovativi”.

Insomma, idee e progetti non mancano, ora si tratta di capire se, da parte dei livelli politici e istituzionali del territorio, questa proposta verrà presa nella dovuta considerazione. “Se così non dovesse essere – ha detto in conclusione della sua relazione il segretario Ciavaglia – credo, compagne e compagni, che ci aspetterà un autunno caldo che non potrà prescindere e lo dico anche agli amici di Cisl e Uil, da una mobilitazione generale per rivendicare i diritti di chi noi rappresentiamo”.

Exit mobile version