Menopausa e terapie ormonali, più efficaci se diagnosi e terapie sono personalizzate

Antonella Paolucci

Ogni donna vive la “sua” esperienza menopausale come un percorso autobiografico che deve essere decodificato in ottica bio-psico-sociale”. Secondo Antonella Paolucci, ginecologa e Direttore del Dentro Prevenzione Donna di Terni, esistono vari fenotipi di donne in menopausa. E spetta al ginecologo, sia la verifica – con esami clinici e strumentali del rischio cardiovascolare, metabolico, osseo, oncologico, etc – che l’identificazione delle caratteristiche di ciascuna sulla base della storia familiare e personale, del profilo, della sintomatologia e dei segni clinica. “In un paese come l’Italia, dove le donne over 50 sono oltre 12 milioni, con un’aspettativa di vita pari a circa 85 anni, e tuttavia con un grado di disabilità da non sottovalutare –  precisa la dottoressa Paolucci – dobbiamo ripensare alla menopausa in una prospettiva nuova, nell’ottica cioè di favorire un invecchiamento di successo”. Giocando in anticipo: ecco il segreto per una menopausa serena. “Si devono sensibilizzare le donne nell’età del cambiamento ormonale  – prosegue Paolucci – a “giocare in anticipo”. Noi ginecologi possiamo offrire un contributo significativo. Con una medicina che sia preventiva da un lato, promuovendo dieta e stili di vita corretti e proponendo scelte terapeutiche condivise; e dall’altro, aiutando le pazienti, sul versante della qualità della vita, a rallentare la comparsa di fattori di rischio di assoluto rilievo per le principali patologie croniche femminili”.

Negli ultimi 50 anni, la terapia sostitutiva ha attraversato una notevole evoluzione, e soprattutto si è orientata sull’uso di bassi dosaggi estrogeni e di progestinici, sempre più simili a quelli naturali (progesterone naturale). “Nelle donne obese con sintomatologia climaterica – approfondisce la dottoressa Paolucci – la terapia ormonale transdermica rimane la prima scelta. In tutte le altre donne il Titolone, l’ospemifene e la combinazione di estrogeni coniugati e bazodoxifene, costituiscono i nuovi trattamenti che possono essere utilizzati. Gli studi ci dimostrano che, indipendentemente dall’età della donna, i benefici della Terapia sostitutiva riducono i rischi quando la si inizia, nelle donne sintomatiche, prima dei 60 anni di età”. In ogni caso parliamo di terapie sostitutive personalizzate che tengano cioè conto degli obiettivi del trattamento, delle preferenze della paziente e del profilo di sicurezza. “Il dosaggio – conclude Paolucci – deve essere appropriato ed efficace e la durata va valutata caso per caso, sulla base del bilancio rischio-benefici nel tempo”.

 

 

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