Saldi invernali: Umbria, le previsioni di Confcommercio

Saldi

A livello nazionale, sono interessate 15,6 milioni di famiglie, che muovono 5,2 miliardi di euro, con budget pro capite di 143 euro. Stiamo parlando dei saldi invernali, iniziati già in Basilicata (2 gennaio) e Valle d’Aosta (3 gennaio), dal 5 gennaio anche in Umbria e nelle altre regioni italiane.

Dureranno due mesi, 60 giorni, chiudendosi il 4 marzo. Sarà presumibilmente corsa all’acquisto, all’occasione. Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, ogni famiglia italiana spenderà 331 euro per capi d’abbigliamento, calzature e accessori. L’Umbria, nel settore fashion retail, a Natale ha visto una timida ripresa, con la gente ancora preoccupata dagli effetti della crisi. Il che ha portato naturalmente preoccupazione nei gestori dei negozi dei centri storici, già scuri in volto per i problemi del comparto.

I saldi boccata d’ossigeno, dunque? Secondo Confcommercio, il valore degli acquisti sarà di poco inferiore all’anno scorso, ma in linea con il momento. Chi deciderà di fare compere, potrà godere di una congiuntura favorevole: vasta scelta e propensione dei commercianti a partire subito con forti sconti. Non c’è poi l’aumento dell’Iva, che secondo le previsioni doveva salire del 25%, proprio grazie alla battaglia di Confcommercio, che adesso chiedere maggior sforzo, coraggio e determinazione per ridurre la pressione fiscale, ancora troppo elevata e di freno ai consumi.

Carlo Petrini, presidente di Federmoda Confcommercio Umbria, dice: “Anche se il Natale è stato poco soddisfacente, vogliamo guardare a queste vendite promozionali con ottimismo, perché rimangono ancora una fase cruciale sia per le imprese del retail che per gli investimenti annuali dei consumatori in abbigliamento e calzature”.

Petrini pensa che bisogni rivedere la data d’inizio dei saldi invernali (a fine gennaio, così come quella dei saldi estivi a fine luglio). “Oggi il picco degli acquisti è addirittura alla terza settimana, la prima e la seconda funzionano poco. Il perché è presto detto: la gente spende solo dopo aver percepito lo stipendio, e quindi dopo il 10/15 o addirittura dopo il 27 del mese. Nel contempo, iniziando i saldi il 5 gennaio, le imprese anche piccole non possono non tenere aperto il giorno della Befana e domenica 7, affrontando costi e sacrifici a fronte di scarsi affari”.

Altra priorità: “Attualmente, in modo anomalo rispetto a tante altre regioni italiane, le vendite promozionali sono liberalizzate, e questo genera una vera e propria giungla di offerte anche a ridosso dei saldi, vanificandone l’effetto, creando forme anomale di concorrenza e confondendo i consumatori”. Confcommercio, da almeno tre anni, aiuta le imprese a diventare sempre più rintracciabili sui canali del web: “E a potenziare ed evidenziare quegli elementi di valore e specificità che rendono unica e speciale per il consumatore l’esperienza di acquisto nel negozio fisico”.

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