Convegno Uilca Umbria: “Banche vs cittadini? La comunicazione che non c’è”

S’è parlato di banche, di credito, di come si svilupperanno nel presente le nuove forme di accesso ai finanziamenti e la tutela dei più deboli. Ad organizzare il convegno nell’Aula Magna dei Dipartimenti Economia e Scienze politiche dell’Università di Perugia è stata la Uilca Uil. Hanno anche collaborato l’Ordine dei giornalisti dell’Umbria, la Radio Vaticana e il Caf regionale della Uil. I temi sul tavolo erano tanti a cominciare dalla scarsa comunicazione, che intercorre tra istituti di credito ed utenti, con l’abbassamento “dei livelli necessari di trasparenza, di forte crescita in Umbria dell’usura e delle infiltrazioni della criminalità organizzata, dell’impegno della Chiesa umbra per il contrasto all’usura e a favore del microcredito, dell’evoluzione del tessuto bancario nella regione e dei problemi che ha provocato, diventati evidenti con la recessione”.
È stata anche preconizzata la “banca del futuro”, che in realtà sta giù funzionando. I relatori sono stati Luciano Marini, segretario regionale della Uilca Uil, Roberto Telatin, responsabile del Centro studi della Uilca nazionale, Alberto Bellocchi, magistrato emerito e presidente della Fondazione Umbra contro l’usura, Maria Rita Valli, direttrice del settimanale cattolico “La Voce”, Luca Ferrucci, economista, ordinario all’Università di Perugia. Ha coordinato il dibattito il giornalista economico Giuseppe Castellini.

 

Luciano Marini ha inquadrato i temi del convegno ed è entrato nel dettaglio dei nodi da sciogliere affermando, tra l’altro “che sino ad ora, nel nostro Paese i centri decisionali delle banche, il top management e i banchieri non hanno mai voluto risolvere tale essenziale ‘problema di comunicazione’ tra chi rappresenta l’offerta di prodotti e servizi bancari e gli utenti, le persone, la clientela che si reca i banca per rappresentare la propria ‘domanda’ di tali servizi. l’Italia è agli ultimi posti nella graduatoria internazionale per formazione e preparazione finanziaria. L’usura è un fenomeno trasversale, colpisce uomini e donne di tutte le età. In Umbria, la situazione è pressoché omogenea, anche se negli ultimi tempi è in lieve aumento a Terni”.

Partendo da queste premesse Roberto Telatin, responsabile del Centro studi della Uilca nazionale, ha spiegato in dettaglio come sta cambiando, sulla spinta della tecnologia, la banca e l’atteggiamento dei clienti. Una nuova era digitale che si è già aperta ma che negli anni a venire avrà prepotenti accelerazioni, con anche il procedere della disintermediazione del credito.

Alberto Bellocchi, magistrato emerito e presidente della Fondazione Umbra contro l’usura, ha sostenuto che questo fenomeno “che certo non è una caratteristica peculiare della civiltà moderna, ma è antico come il mondo”. Il magistrato ha affermato che l’usura, complice la recessione e la stretta del credito operata dalle banche, in Umbria in questi anni è molto cresciuta.

La direttrice del settimanale La Voce, Maria Rita Valli, ha descritto “l’impegno della Chiesa umbra e della Conferenza episcopale umbra in difesa dei soggetti più deboli. Le persone assistite dalla Caritas sono cresciute moltissimo e non si tratta solo di immigrati, ma di italiani che magari hanno perso lavoro e talvolta risparmi e sono in miseria”.
La lectio magistralis è stata tenuta da Luca Ferrucci, economista, docente all’Università di Perugia, sull’evoluzione del tessuto bancario in Umbria, caratterizzato dall’estinzione delle banche locali e dall’arrivo dei grandi gruppi. Ferrucci ha avvertito, quando si parla di modelli bancari, a non innamorarsi di ideologie, perché le soluzioni debbono essere sempre pragmatiche, in base ai tempi e alle caratteristiche dell’evoluzione del sistema economico. In Umbria, ad esempio, la perdita di tutti i centri decisionali, con le banche umbre ridotte ad appena 2, si è dimostrato un fatto negativo, perché un ecosistema bancario efficace deve vedere modelli diversi convivere insieme, sviluppando così maggiore concorrenza. Da questo punto di vista, anche il sistema bancario italiano, che è stato superprivatizzato, ha mostrato e mostra le sue falle. Perché, ha spiegato il professore, in assoluto non si può dire se sia migliore una banca pubblica o una privata, “ma a mio parere le cose funzionano quando nell’ecosistema bancario convivono entrambe le realtà e altre ancora. Il pluralismo, in questo caso, è vincente”. D’altronde la Germania insegna, non avendo smantellato le sue Casse di risparmio, che dipendono dai Laender, quindi dal settore pubblico.
I lavori sono stati conclusi da Luciano Marini, che ha anche evidenziato come, negli ultimi 10 anni, la rivoluzione nelle banche abbia portato a una pressione diventata ormai intollerabile sui dipendenti, che ormai fanno anche i venditori di aspirapolvere, con effetti dimostrati sul livello crescente di ansia e la conseguente comparsa di tutta una serie di patologie

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