Terremoto e ricostruzione: per i sindacati una opportunità di sviluppo

L’occasione, sia pur drammatica, non può essere sprecata ancora una volta: la ricostruzione degli edifici del cratere del sisma dell’anno scorso, dovrà essere improntata verso la ricerca della massima tecnologia possibile. Lo hanno chiesto gli edili della Cgil, quelli della Fillea, durante un convegno che si è svolto il 23 giugno scorso, a Spello in occasione della festa del loro tesseramento. Un dibattito a più voci, coordinato da Mario Bravi, presidente Ires Cgil Umbria, che ha visto confrontarsi Augusto Paolucci, segretario generale della Fillea Cgil Perugia-Umbria, Filippo Ciavaglia, segretario generale della Cgil di Perugia, Walter Ceccarini, direttore regionale dell’Ance Umbria, Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil dell’Umbria, Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil nazionale e Vincenzo Colla, segretario nazionale Cgil. In altre regioni, in Friuli soprattutto, il terremoto del 1976 ha significato un rilancio prima del settore delle costruzioni e poi quello della regione, nello specifico della Carnia, ora diventata zona trainante economicamente ed è quello il modello a cui si deve ispirare la ricostruzione dell’Umbria. Di certo i problemi ve ne sono tantissimi, uno, forse il primo, è che un lavoro che rispetti sia la “vocazione” dell’antico che la tecnologia futura non può che avere un lunga durata, cosa che cozza con la voglia degli abitanti di ripartire. Inoltre i costi, che non essendo un ostacolo nel lungo periodo, lo sono per l’avvio della macchina ricostruttiva.
“Dopo un terremoto come quello che ha colpito il centro Italia nel 2016 si può ricostruire in tante maniere. L’idea della Fillea, il sindacato dei lavoratori delle costruzioni, e della Cgil è che si debba ricostruire guardando al futuro e non al passato. Solo così da una tragedia immane come quella del sisma si può aprire una pagina di sviluppo e crescita per il paese e per i territori colpiti”. D’altra parte la Regione Umbria si è distinta nell’altra ricostruzione quella del terremoto cosiddetto di “Foligno” e del suo territorio: le costruzioni sono davvero di ottimo livello anche se a vent’anni o quasi non tutto è stato rimesso a posto: la voglia è quindi quella di trovare un mix che contemperi entrambi le aspettative.
“Ricostruzione 4.0 vuol dire utilizzare le migliori tecniche costruttive e di progettazione, ma vuol dire anche cantieri ben organizzati, con lavoratori regolari e il rispetto delle leggi – ha detto il segretario generale della Fillea Cgil nazionale, Alessandro Genovesi – Dunque, non ricostruire come era prima, ma ricostruire meglio, pensando alle nuove esigenze energetiche, di salubrità e di insonorizzazione e soprattutto pensando alla realtà sociale del territorio, fatta di piccoli centri frammentati e con forte presenza di popolazione anziana”.

“Siamo di fronte a una grande novità perché se vogliamo ricostruire nella bellezza, nella solidità e nella sicurezza, abbiamo bisogno di utilizzare veramente le nuove tecnologie, i nuovi materiali e soprattutto quelle competenze che ci permettano di non perdere lavoro, ma di incrementarlo – ha detto Vincenzo Colla, segretario della Cgil nazionale – Questa è la grande sfida che abbiamo davanti: mettere in sicurezza il Paese creando lavoro di qualità”.

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