Enoturismo in Italia: il 2017 è l’anno del sorpasso

Enoturismo risorsa fondamentale per l’Italia. E nonostante ci sia tanto che non va, come la qualità delle infrastrutture giudicata insufficiente da Comuni e Strade del Vino o il basso utilizzo dei moderni sistemi di comunicazione (il 76 per cento delle Strade non ha una App per smartphone e il 4 per cento neanche un sito internet). In metà dei Comuni manca addirittura un ufficio dedicato.

Eppure, per il 2017, operatori e amministratori locali prevedono il sorpasso sul 2016. Per oltre l’80 per cento del campione del XIII rapporto nazionale su Turismo del Vino – curato per conto di Città del Vino dall’Università di Salerno, con il coordinamento scientifico del professore Giuseppe Festa, direttore del corso in Wine Business – il flusso degli arrivi in cantina e il fatturato dell’enoturismo sono aumentati o comunque sono rimasti stabili rispetto al 2016.

Gli arrivi in cantina e il valore dell’enoturismo sono aumentati per il 40,22 per cento dei Comuni e per il 60,87 per cento delle Strade del Vino. Nel 2016, il XII Rapporto stimava in 14 milioni gli arrivi enoturistici alle strutture dei territori, per un valore di 2,5 miliardi di euro.

Tre Comuni su quattro prevedono una tassa di soggiorno, ma chi lo fa la utilizza come una possibilità in più per la politica turistica dell’amministrazione: come l’ecomaratona del Chianti a Castelnuovo Berardenga (Si), le feste dell’uva e del vino di Bardolino (Vr), l’apertura di un ufficio dedicato a Suvereto (Li) e a Conegliano (Tv), la manutenzione dei sentieri escursionistici ad Aymavilles (Ao). Formazione del personale di accoglienza e conoscenza della lingua inglese restano un punto debole, come in tanti casi infrastrutture, collegamenti e trasporti.

Pure i rapporti tra istituzioni e operatori non sono dei migliori: una Strada del Vino su tre giudica infatti non propositivi e collaborativi i Comuni di riferimento, mentre gli stessi Comuni non hanno sotto controllo il numero di visite alla filiera enoturistica dei propri territori (solo il 4,17 per cento fa la raccolta dati).

Dai Comuni è giudicato sufficiente/discreto il livello medio dei servizi offerti dagli operatori enoturistici (cantine, ristoratori, albergatori) agli enoturisti: media di 6,76. Più del 30 per cento arriva a dare un voto pari a 8; il 44 per cento delle Strade del Vino ha organizzato direttamente nel 2016 più di tre eventi e le stesse Strade sono state percepite dagli operatori enoturistici come un organismo importante sul territorio (84 per cento dei casi). Bisognerà migliorare l’interazione tra operatori del settore, Comuni e altri soggetti pubblici, giudicata insufficiente (5,48 il voto medio).

Il XIII Osservatorio è stato composto con due distinti questionari online, coinvolgendo un campione di 25 Strade del Vino e 116 Città del Vino su un totale di 420 (27,62 per cento). E’ stato presentato durante la Convention di Città del Vino, in Umbria, al Simposio Europeo sull’Enoturismo, venerdì 23 giugno.

Floriano Zambon, presidente di Città del Vino, commenta: “Alla luce di questi risultati, appare sempre più indispensabile istituire una cabina di regia a livello nazionale e almeno regionale per monitorare costantemente il fenomeno e stimolarne la crescita con adeguate politiche enoturistiche. C’è bisogno di norme che favoriscano lo sviluppo dei territori. Il finanziamento di progetti enoturistici, nuove opportunità aperte dai PSR. Oggi più che mai il settore ha bisogno di investimenti perché può creare tanta occupazione, come dimostrano anche i dati del libro bianco della Città del Vino, presentato durante il Trentennale dalla fondazione dell’Associazione, celebrato a Roma il 21 marzo”.

Giuseppe Festa, docente dell’Università di Salerno, chiude: “Anche la formazione del personale, dell’operatore privato e dell’operatore pubblico coinvolto nella governance del territorio a fini enoturistici, è un passaggio fondamentale per il miglioramento della progettazione, dell’organizzazione e della conduzioni dei sistemi di servizio a vantaggio dei turisti del vino. Marketing territoriale, gestione dell’accoglienza e padronanza della lingua inglese sono le competenze più opportune e necessarie”.

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