Cgil Umbria: “Agire su tasse per contrastare la diseguaglianza sociale”

Filippo Ciavaglia, segretario generale della Cgil Perugia, ha parlato dell’Umbria tra crisi ed eccellenze del territorio, ricordando che “serve un intervento per contrastare la disuguaglianza crescente, a partire dalla leva fiscale”.

Nel suo discorso, però, Ciavaglia ha preferito partire da quello che funziona: “Per una volta, partiamo dalle note positive. Nel territorio della provincia di Perugia esistono esempi importanti di aziende in controtendenza rispetto all’attuale ciclo economico negativo. E’ il caso della Isa di Bastia, che recentemente ha avviato un investimento storico per la nostra regione, da 25 milioni di euro, con un impegno ulteriore ad allargare il numero di occupati (già 850 diretti e oltre 2 mila nell’indotto). Non mancano, poi, nella nostra provincia altre eccellenze produttive, quelle del polo aeronautico di Foligno, quelle della filiera dell’Automotive, soprattutto nell’Alta Umbria”.

Non bisogna affatto dimenticare ciò che non va, nascondere sotto il tappeto le emergenze: “Continuano ad allargarsi e ad approfondirsi le crisi aziendali. C’è quella storica della ex Merloni e della JP; recentemente, si sono aggiunte la Perugina e molte aziende del Trasimeno, del Pievese e di Marsciano. Inoltre, difficile rimane la situazione nello Spoletino, aggravata dagli effetti del sisma”.

La Cgil si è più volte espressa, anche nell’ultimo direttivo regionale, sulla necessità di una politica economica “che sostenga le aziende che hanno potenzialità di sviluppo e contrasti la crisi e le differenze sociali presenti nel territorio”. Ciavaglia sottolinea e cita l’ultimo rapporto Istat: “Ha indicato come problema cruciale del Paese la diseguaglianza in crescita. Che pone un freno alla crescita”.

L’Umbria è coinvolta: “Avevamo uno dei migliori indici di coesione sociale (indice di Gini), ma sta velocemente precipitando. La stessa Istat certifica che il 10,4 per cento degli umbri vive in uno stato di grave deprivazione e la tendenza è al peggioramento. Non solo: il reddito pro-capite è sceso a 22,400 euro annui (in termini reali, 5 mila euro in meno del 2008), abbiamo perso il 16,5 per cento del Pil e 35 mila posti di lavoro, 15 mila solo nel 2016”.

L’invito del sindacato è pressante, a soggetti pubblici, governo, regione, enti locali: “La prima leva a cui mettere mano è la tassazione, che dovrebbe essere finalizzata, come prevede la nostra Costituzione, ad azioni di riequilibrio e quindi di contrasto delle diseguaglianze. Ma questo funziona poco con il prelievo a carattere nazionale e ancora meno a livello regionale e locale”. I numeri: “L’addizionale regionale, che dà un gettito di 180 milioni di euro l’anno, ha un prelievo che varia tra l’1,23% per i redditi più bassi e l’1,82% per quelli oltre i 75 mila euro. E’ un prelievo estremamente appiattito. E succede la stessa cosa per le addizionali comunali. Il Comune di Perugia applica l’aliquota unica, pari allo 0,8%, su tutti i redditi al di sopra dei 12.500 euro”.

Chiude il sindacalista perugino: “Facendo la somma tra gettito derivante dall’addizione regionale e quello dei 92 Comuni dell’Umbria, quasi tutti con meccanismi simili a quello di Perugia, arriviamo a un gettito complessivo di 300 milioni di euro. Su questo proponiamo un meccanismo di riequilibrio, che salvaguardi le fasce medio basse e sposti il prelievo verso l’alto. Si può poi agire con ulteriori prelievi sulle concessioni (cave, acque minerali e altro) e sull’Irap, per alimentare le risorse indirizzate a un fondo di sostegno a progetti e azioni realmente indirizzati a un nuovo sviluppo dell’Umbria”.

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