Paradura a Cascia: pastori sardi regalano 1000 pecore

Un gregge di circa mille pecore è stato donato dai pastori sardi ai colleghi umbri a Cascia. Si è rinnovata così la tradizionale ‘paradura’, termine con il quale viene segnalato il dono di una o più pecore a chi cade in disgrazia, per risollevarne le sorti. In questo caso, un dono particolarmente prezioso dopo il sisma che ha colpito anche Cascia, come buona parte dell’Umbria.

Coldiretti Umbria ha sottolineato come il gregge di pecore abbia portato in paese un clima di festa, con scambio di prodotti tipici della tradizione sarda e umbra. Il tutto rallegrato da musiche folcloristiche per le vie di Cascia. Su iniziativa della Coldiretti, sono stati coinvolti centinaia di agricoltori e allevatori, ma anche le istituzioni. Per permettere l’arrivo delle mille pecore è servito in grande sforzo logistico, coordinato proprio da Coldiretti. Gli animali sono arrivati un po’ da tutta la Sardegna e, in Umbria, sono state accolte dal presidente e dal direttore regionale della Coldiretti, Albano Agabiti e Diego Furia.

Il gesto di solidarietà da parte dei pastori sardi dimostra come esista ancora umanità. Perché non dimentichiamo che la stessa Sardegna sta vivendo un momento di crisi proprio nell’allevamento; questa è la regione dove si trova il 40 per cento delle pecore italiane e l’economia è in buona parte fondata proprio su questo prodotto, in particolare nelle aree interne.

“E’ stato deciso di assegnare le pecore a 40 pastori umbri con una consegna casuale, a ‘stumbu’, fatta da un bambino bendato, secondo l’antica tradizione. Si tratta dell’ennesima mobilitazione degli agricoltori italiani in favore delle campagne terremotate” fa sapere Coldiretti Umbria. E ancora: “L’area del cratere è a prevalente indirizzo agricolo, con una significativa presenza di allevamenti che è importante sostenere concretamente affinché la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che, in queste zone, significa soprattutto cibo e turismo”. Sono 25 mila le aziende agricole e le stalle nei 131 Comuni terremotati di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. Sono 292 mila gli ettari di terreni agricoli coltivati a seminativi e prati e pascoli da imprese per la quasi totalità a gestione familiare (96,5 per cento). Ci sono allevamenti con 65 mila bovini circa, 40 mila pecore e 11 mila maiali che danno vita a caseifici, salumifici e frantoi. Da qui si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo.

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