Negli ultimi anni, i rinnovi dei contratti lavorativi hanno integrato misure avanzate per la tutela dei diritti delle donne, includendo normative severe contro la violenza nei luoghi di lavoro e prevedendo congedi pagati per le vittime di violenza di genere. Barbara Lucchi, segretaria generale della Filcams CGIL Marche, ha evidenziato questi sviluppi durante l’apertura del convegno “Donne (r)esistenti” ad Ancona, promosso dall’organizzazione.
Mentre si guarda verso un futuro più equo per le donne, i dati relativi ai settori più femminilizzati nelle Marche rivelano persistenti disuguaglianze salariali. Le differenze di salario, benché in parte spiegabili con il ricorso al lavoro part-time, sono significative: nel commercio le donne guadagnano il 26% in meno rispetto agli uomini, nel turismo il 13,1% in meno e nel settore informatico e dei servizi professionali il 23,8% in meno. Queste cifre emergono dall’ultima indagine condotta dalla Ires CGIL Marche con i dati INPS del 2022.
Analizzando la distribuzione dei lavoratori per settore, troviamo che nel commercio ci sono 60.426 impiegati, rappresentando il 13,2% del totale dei dipendenti privati delle Marche; il settore del turismo conta 49.775 lavoratori; e quello dell’informatica e dei servizi professionali 57.176 impiegati. Le donne rappresentano più della metà degli impiegati nel commercio e nel turismo e poco più del 50% nel settore informatico e dei servizi. Il lavoro a tempo parziale è prevalente in tutti e tre i settori rispetto alla media, con il 32,8%, mentre il lavoro a tempo determinato è del 18,3% nel commercio, salendo al 40,7% nel turismo e nei servizi informatici e professionali. Il lavoro stagionale raggiunge il 23,4% nel turismo.
Barbara Lucchi ha sottolineato l’importanza dei rinnovi contrattuali per incorporare maggiori protezioni per le donne, focalizzandosi su genitorialità e pari opportunità. Recentemente, alla Commissione permanente sulle Pari Opportunità, sono state aggiunte nuove funzioni per combattere la violenza di genere sul posto di lavoro e regolamentare ulteriori 90 giorni di astensione dal lavoro, pagati al 100%, per le donne in percorso di protezione. Questi si aggiungono ai periodi già previsti dalla legislazione vigente, segnalando l’inizio di un lungo cammino verso la parità.